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“MORSI A VUOTO” – Il 18 marzo, alla “Laudamo” di Messina

 

 

Mi chiamo Simona, come tutti.
Non riesco a fare a meno di ridere di tutto.
Sono cattiva, confusa e disarticolata.
Ho amici precari e goffi come me. Genitori distratti e altrove come me.
Ho un fidanzato. Mi tradisce con due svedesi.
Io rido. Sempre.
Spero così di salvarmi.
Per fortuna oggi un uomo con un passamontagna è entrato in casa e mi ha minacciato di morte.
Forse tutto adesso andrà meglio.

I morsi a vuoto sono i morsi della fame, della coscienza, del rimpianto, del dubbio.

Sono le nostre insoddisfazioni, i blocchi, gli impedimenti con cui siamo cresciuti.

Sono tutte queste cose terribili che portiamo sempre con noi.

E che ci fanno ridere.

Perché siamo giovani, allegri e ironici.

Abbiamo sempre la frase pronta per dissacrare e sminuire.

Sotto le nostre battute si sentono risate registrate: sono le nostre stesse voci che ridono di noi.

Di fronte ai boati del crollo c’è sempre qualcuno pronto a scambiarli per l’eco di un rave.

Siamo noi.

Siamo fatti così. Ci detestiamo per questo, ma non troppo. Mai troppo.

Adesso però Simona vuole smettere di ridere di tutto, di trovare tutto irreale e ridicolo.

Morsi a Vuoto racconta di lei, che è come tutti.

Una ragazza che ride sempre, perché non ha niente da ridere. Sarà l’incontro con un uomo sconosciuto e violento a cambiarle la vita, perché con lui – l’altro, il diverso – scoprirà un’emozione vera e senza riserve: la paura di morire. E non riuscirà più a farne a meno.

Morsi a Vuoto è il racconto di una generazione cresciuta nel disincanto, nella volgarità e nell’ironia.

Un’indagine sull’atto stesso della scrittura e del teatro, come mezzo ostinato di fabbricazione dell’emozione.

Una macchina drammaturgica spietata, che forza i protagonisti a perdere i loro indispensabili filtri.

Una tragedia cruda e divertente che rifette sé stessa.

Un dramma che non resiste alla tentazione di ridursi a farsa.

Il nostro disperato tentativo di essere davvero nel mondo.

durata 1h


Hanno scritto:

>>>  I Maniaci d’Amore ci parlano (sintetizzo al massimo) della difficoltà a esistere di Simona/Luciana, prima in visita da uno psicanalista, poi visitata in casa da un ladro. Morsi a vuoto è una commedia che versa ironia e citazioni (anche musicali) su un che di amaro e profondamente dolente. Più che mai qui l’ironia è uno schermo, un tentativo di smussare. (…) Morsi a vuoto è nell’eccellenza.

Franco Cordelli, Corriere della Sera

 

>>>   C’è continuo stupore e scoperta nei dialoghi folli ed eccentrici di “Morsi a Vuoto”, nutriti di energia (…) Niente è lasciato al caso in questo dipinto scenico, preciso e cesellato con minuzia certosina. (…) Alla base delle creazioni iconoclaste di Maniaci d’Amore c’è certamente cultura ed anche un’attenzione spasmodica al linguaggio, che è fonte di celia e di gioco e che nutre i tanti paradossi su cui si snoda la trama. (…) Si ride, tanto, e si piange almeno un po’. E’ il nuovo teatro che va. Bene così.

Maura Sesia, Repubblica

 

 

>>> Una drammaturgia ben tornita che fa del disincanto di questa nostra generazione, del cinismo(…) mai un anatema o un motivo di pesantezza. Al contrario ne prende gli aspetti più paradossali e li propone in una chiave irriverente e teatralmente vincente anche per la bravura di entrambi gli attori nel sostenere la vivacità e il funambolismo dei loro dialoghi. (…) Così si suggellano due dialoghi, perfettamente simmetrici anche per la vincente triplicità del ruolo, adorabilmente eseguita da Francesco d’Amore e quindi permeati di un surrealismo e di gustosa leggerezza che scandaglia la venatura psicologica della vicenda. Sono tutti ingredienti per una drammaturgia coesa in tutti i suoi punti, a tratti persino ingegnosa nei suoi meccanismi espressivi e strutturali che fanno della pièce uno spettacolo prezioso.

Ester Formato, Teatrionline

 

>>> La cura e la ricerca meticolosa, un ricercato minimalismo formale, e un lavoro sul testo fino all’invenzione di neologismi e invenzioni letterarie, rendono ragione a questo duo di grandi e promettenti autori e interpreti, capaci, insieme a non molti altri, in verità, di portare una folata di novità drammaturgica per un pubblico sempre più attento e intelligente nella ricerca di storie, ambiti e spettacoli che non siano la riproposizione sempre dello stesso.

Giancarlo Visitilli, La Repubblica

 

>>>  Una lieve e divertente commedia in cui i due autori e protagonisti prendono in giro le insicurezze giovanili fatte di compiacenza accordata goffamente, di ricerca di forti emozioni, di smania di possedere beni palliativi. Un buffo teatro dell’assurdo alleggerito e sgomberato di quella cappa di angoscia che in molti casi funziona da pena aggiuntiva. E di fronte alle cose brutte del mondo, all’infanzia difficile, alle famiglie distratte, alle liti e ai tradimenti dei genitori, la loro risposta è lo scherno gentile, ammesso che lo scherno possa essere gentile, ma i Maniaci d’Amore ci riescono.

Alessandra Bernocco, Quotidiano Europa

 

>>>  Indicano una strada i Maniaci d’Amore con questo loro spettacolo: il tempo della risata non è per nulla superato nel campo artistico (…) Sul filo resistente del surreale mescolato al paradosso e all’assurdo (…) Morsi a Vuoto invita a riflettere sul senso del riso nel contemporaneo. (…) La sola differenza da tenere bene presente è quella tra un teatro ben fatto e un cattivo teatro: quello dei Maniaci d’Amore rientra nella prima specie.

Pierfrancesco Giannangeli, Hystrio

 

>>>  Ho visto cose che noi umani… per dire: non so se avete presente i Maniaci d’Amore. Di recente hanno portato in scena «Morsi a Vuoto», per la regia del venticinquenne (sottolineasi: perché è raro trovare in una stessa frase sia “regia” sia “venticinquenne”) Filippo Renda.  «Morsi a Vuoto» è una pièce che ha a che vedere con l’angoscia di chi non è capace e non vuole immaginarsi un futuro (…) Non so se vi capiterà di imbattervi in «Morsi a Vuoto», nel corso dell’estate. Se sì, andate a vederlo. Ne vale la pena.

Giuseppe Culicchia, La Stampa

 

>>>  Quello che ci propongono i Maniaci D’Amore è uno sguardo surreale e tragicomico sulla vita, con ironia ed ilarità deliranti. I costumi, la scenografia e gli oggetti in scena immergono lo spettatore in un racconto quasi favolistico dal tempo indeterminato, mentre l’uso improvviso della cadenza regionale, misto a dialoghi frizzanti e coinvolgenti, lo riportano alla concretezza dei giorni nostri.

Un lavoro sulle diverse forme di comicità, a volte anche disperata, che tuttavia non adombra una profonda e cruda riflessione sulla natura umana.

Alessandra Lacavalla, Corriere Spettacolo

 

>>> Il fondo tragico di una vita sottolineato da un sorriso amaro in perfetto equilibrio tra umorismo e drammaticità.

Uno spettatore (opinione raccolta da TIPStheater)

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