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“STO” – Grande Vasco facci ancora sognare.

Sta né bene né male, né dimesso né depresso, complesso e forse un po’ compresso.

E chiede di capire.

Si sfoga sulla piazza virtuale che gli consente di colmare i vuoti di quella reale, adrenalinica, e deve divertirsi anche, visto che ammette, scommette e smentisce, corregge, stravolge.

Scopre il contatto diretto del social network e vede le facce – scrive Annalisa Siani – che durante i concerti sono una massa fluida che si muove sul controluce dei riflettori.

Scopre anche che ogni sospiro nel clan virtuale è amplificato più di un impianto da centomila watt.

Vasco dice chiaramente — da provoca(u)tore quale è — tra Fb e i testi delle sue canzoni (così eloquenti sui suoi stati d’animo) che il dovere di essere una rockstar, un idolo, un esempio, comporta una responsabilità che evidentemente in questo periodo gli diviene insostenibile.

Non sono poi così assurde le sue evidenti contraddizioni: ci prova, ma ancora non si è staccato — e chissà se mai riuscirà a farlo — dall’altro se stesso, il Blasco. La rockstar.

Vorrebbe – si legge su Repubblica – , a suo dire, essere uomo «privato» — non comune, ché è ormai impossibile — e non «pubblica bandiera». Non oggetto di idolatria, sebbene la vanità di ogni artista sia dura da reprimere.

L’«operazione distacco» è difficile anche perché si rende bene conto che tutti i suoi fan e tutti noi in fondo aneliamo a un qualsiasi simbolismo.

E quando Vasco si abbatte sulla tastiera del pc per ringraziare i medici che lo hanno ripreso per i capelli e lo tengono su di tono con gli psicofarmaci, dopo pausa di riflessione la rockstar che è in sé (la responsabilità sociale delle sue parole) lo costringe a dire con chissà quanta convinzione «… eh, le medicine è meglio non prenderle, semmai l’aspirina, o meglio, nemmeno quella… il fatto è a me i dolori fisici non mi spaventano, ma non sopporto quelli psicologici… il malessere mio si chiama male di vivere… non è depressione, è male di vivere… e comunque devo dire… che visto che mi permette poi di scrivere le canzoni che scrivo, beh… devo essere sincero… mi sembra che il prezzo valga molto, molto la candela».

Perché allora cercare un senso a questa storia che un senso compiuto ancora non ce l’ha? Come per ognuno il male di vivere arriva senza preavviso, e lo testimoniano i migliaia di commenti su Fb. Ma chi capisce davvero il malessere dell’eterna ribellione del rock suggerisce al Kom la soluzione finale.

Francescana. «Molla tutto — scrive uno di loro — e regala tutto quello che hai, prendi una chitarra e vai per il mondo magari anche sotto i ponti o nei metrò a suonare le tue poesie. Smettila di essere un ‘prodotto discografico’ gestito da altri. Ritorna ad essere te stesso».
 Il testo della lettera ai fans pubblicata su Facebook         

Il Blasco: ”Non vi chiamo Fans. Per voi la parola Fans è riduttiva, semplicistica e anche un po’ offensiva!”

Dopo le dimissioni dalla clinica Villalba di Bologna, dove era ricoverato in seguito alla frattura di una costola, Vasco Rossi si trova finalmente nella sua abitazione a Zocca, sull’Appennino modenese.

Da li il Blasco ha voluto scrivere, di suo pugno, una lettera ai “fans” utilizzando Facebook.

“Cari amici, fratelli, compagni di strada, di vita, di illusioni, di passioni e di grandi delusioni.

Non vi chiamo Fans. Per voi la parola Fans è riduttiva, semplicistica e anche un po’ offensiva! Voi siete persone con una grande affinità elettiva tra voi e con me!

Non siete una massa ottusa e omologata, rimbambita e unita, molto amante della Coca Cola o persa e delirante dietro lo stesso cantante sognando di sposare Simon Le Bon.

Voi siete un’altra razza, un’altra storia. Intanto siete individui unici e particolari molto diversi tra voi nelle espressioni esteriori, nei comportamenti e perfino nelle scelte che fate, nelle cose in cui credete.

Siete degli individualisti e non siete certo privi di valori. Li avete chiari e non sono più quelli dei vostri genitori.

I vostri sono più semplici e meno spettacolari o eroici.

Sono cose come l’onestà, almeno di pensiero.

La lealtà verso gli amici e la ricerca di un lavoro che, anche se non sarà la realizzazione dei vostri sogni o di voi stessi, almeno vi renderà liberi e indipendenti.

E ricordatevi che voi siete i più belli”.

Vasco, confessione su Facebook

“Vivo grazie agli psicofarmaci”

Una notte intensa, passata in compagnia di migliaia di fan sulle pagine di quella «pazza piazza» (parole sue) che è Facebook. Una piazza alla quale il rocker si è concesso con confidenze («se sono vivo lo devo ai medici e a questa valanga di chimica che assumo»), bilanci («dichiaro felicemente conclusa la mia straordinaria attività di Rockstar») e propositi per il futuro (un nuovo lavoro dal titolo “I soliti” e «insegnare ad ascoltare le canzoni»).

Riflessioni notturne continuate nel pomeriggio con tanti suoi commenti tra le migliaia di quelli dei fan. Un fenomeno che ha inevitabilmente acceso l’attenzione dei giornalisti («comari del paesino, cosiddetti “organi” di stampa») contro i quali, poco dopo l’ora di pranzo, se l’è presa Vasco in persona: la colpa? Da un lato aver intercettato le sue parole “intime”; e non aver capito che ora «non sono depresso» e che la carriera finita è solo quella «da rockstar» non quella da Vasco Rossi. Che poi le due cose siano separabili, si vedrà.

Molti commenti del pomeriggio (ne sono arrivati migliaia), poi, sono tornati su quello che è stato il primo messaggio affidato alla rete in questo lungo, ininterrotto, dialogo: l’uscita dalla «profonda depressione» nella quale era caduto nel 2001 grazie ad «un cocktail di antidepressivi, psicofarmaci, ansiolitici, vitamine e altro, studiato da una equipe di medici, che mi mantiene in questo ’equilibriò accettabileV. Medici che nella nota ringrazia per nome uno ad uno. Per poi spiegare, in un commento molte ore più tardi che «il mio è “male di vivere”… ma è grazie a quello che scrivo le canzoni che scrivo. Quindi se non lo ringrazio certo lo accetto e lo considero un prezzo da pagare…necessario! E lo pago volentieri. Ne vale la pena». In serata arriva anche un video. Vasco, seduto, in maglietta nera, vuole rendere «visibili» le sue condizioni: «Ma per favore non dite di salute: io sto, sto, sto», dice. E via con il ritornello “il rullo di cartoni” del suo «amato» Jack Folla.

Intanto, oltre ai cronisti, sono gli stessi fan, forse, a non aver capito bene le sue intenzioni. E sicuramente a non averle accettate. «Cioè non mi piace» è il primo commento in assoluto di Fiorella. «No vascoooooooo» scrive Luciano mentre Carol si domanda «come faremo senza le tue canzoni?» e Gianni invita il rocker a «un altro concerto solo per noi…dai». Una confusione che spinge Vasco a intervenire nuovamente: «Leggete bene per favore» è il suo invito. Questo è solo il primo dei tanti commenti che lascerà: «Vedo che le mie dimissioni non sono state accettate!! quindi ne prendo atto e mi adeguo. anzi ’obbediscò!!??» ha scritto, chissà quanto ironicamente, il rocker a metà pomeriggio. Poi (a suo modo) ha perfino giustificato i giornalisti presi di mira dai fan: «Non c’è malizia né stupidità nelle erronee interpretazioni della stampa solo un pò di distrazione e superficialità dovute alla fretta e alla mole di notizie diverse che devono gestire…».

Già, perchè Vasco continuerà ad esserci: «Voglio cambiare la “forma” non la “sostanza”» ha scritto e quello ribadito su Facebook (già un’intervista alla Rai aveva già parlato di «dimissioni da rockstar». Un’intenzione che in molti avevano messo in relazione con il ricovero alla clinica Villalba di Bologna) non è assolutamente un ritiro totale: «Non smetterò di scrivere canzoni e di cantarle e neppure smetterò di fare concerti. Non mi sono ritirato, dimesso, o vado in pensione». Ma da non-rockstar, insomma, che vuole fare Vasco? «Voglio dedicarmi di più a trasmettere agli altri le mie conoscenze – ha scritto – Voglio insegnare ad “ascoltare” le Canzoni. Voglio diffondere il concetto che la canzone d’Autore, fa parte della cultura che conta».

da la stampa .it

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