Il sogno di un ponte veloce tra il cuore dei Nebrodi e l’arcipelago eoliano svanisce tra pastoie burocratiche e limiti strutturali. A pagarne il prezzo: cittadini, operatori turistici e territori interi.
Un duro colpo, inatteso ma non del tutto sorprendente.
Il 18 giugno 2025 è una data che resterà scritta con amarezza nei registri di Capo d’Orlando e dei Nebrodi: con un atto ufficiale, il dirigente generale del Dipartimento regionale alle Infrastrutture e Mobilità, arch. Salvatore Lizzio, ha decretato la revoca della procedura di affidamento per i collegamenti marittimi veloci tra Capo d’Orlando e le Isole Eolie. Un provvedimento che – secondo il documento – recepisce i rilievi dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che ha sollevato obiezioni circa il rispetto delle fasi procedurali previste dalla normativa.
Una notizia che piomba come un fulmine a ciel sereno, spezzando un’attesa che durava da anni.
Quel collegamento marittimo non era soltanto un progetto infrastrutturale: era la speranza concreta di un territorio intero di entrare finalmente nel circuito del turismo d’élite, di unire costa e arcipelago in un dialogo naturale fatto di cultura, natura, economia.
Un treno (anzi, un aliscafo) perso
A nulla sono servite le manifestazioni d’interesse. Solo tre le ditte partecipanti, e – secondo quanto si legge nel documento – nessuna in possesso dei requisiti tecnici ed economici sufficienti per sostenere un servizio continuativo e di qualità su quella tratta.
La conseguenza? Il ritiro della procedura competitiva avviata lo scorso aprile e la scomparsa del progetto dalla mappa regionale del trasporto marittimo pubblico con compensazione finanziaria.
Chi perde? Tutti
Perde il territorio, che vede sfumare un’occasione strategica per valorizzare il porto di Capo d’Orlando, già infrastruttura d’eccellenza.
Perdono gli operatori turistici, che confidavano in una stagione 2025 con numeri finalmente competitivi e una rete di collegamenti all’altezza.
Perdono i cittadini, costretti a raggiungere ancora una volta Milazzo per imbarcarsi verso l’arcipelago.
Perde la politica, incapace di fare sistema e garantire una progettazione concreta, solida, sostenibile.
La sensazione, scomoda e frustrante, è quella di un’occasione bruciata per mancanza di visione, progettualità e capacità operativa.
Con Capo d’Orlando fuori dai giochi, Milazzo si conferma l’unico hub stabile per le Eolie. Ma ciò accentua ancora di più il divario tra il versante tirrenico messinese e quello nebroideo, da sempre penalizzato da infrastrutture deboli e servizi incerti. Il sogno di vedere il porto orlandino diventare un punto di riferimento per i flussi turistici verso le Eolie viene congelato, forse a tempo indefinito.
Il silenzio istituzionale, salvo brevi comunicazioni ufficiali, è assordante, a differenza di prima quando c’era stata la corsa a prendersene il merito.
E mentre le località costiere si preparano alla stagione estiva, l’assenza di un collegamento strategico e sostenibile rischia di far perdere competitività, visibilità e fiducia in un territorio che – nonostante le potenzialità – continua a inciampare sui propri limiti. Forse non era il momento giusto, forse la progettazione non era matura. Ma resta la sensazione netta di una sconfitta collettiva, di un passo indietro nel momento in cui sarebbe servito uno slancio.
Una lezione amara: il futuro non aspetta chi resta immobile.
E a Capo d’Orlando, oggi, si ha la sensazione che qualcosa di importante sia stato lasciato andare via
per leggere la revoca dell’ordinanza:
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