Da Los Angeles, in California, Alba Mazza, archeologa siciliana, che è stata allieva del professore Sebastiano Tusa, offre una testimonianza, di cuore e di mente, scritta appena appresa la notizia della sua tragica scomparsa.
Nelle scorse ore la notizia della morte di Sebastiano Tusa ha fatto il giro del mondo, dall’Africa all’Australia, dall’Europa agli Stati Uniti d’America, ed è arrivata anche qui, a Los Angeles in California, come arrivano le notizie al tempo di oggi, rapide e glaciali.
Probabilmente sarò una delle tante persone che avrà qualcosa da dire al mondo su Sebastiano Tusa, e probabilmente questa sarà una delle tante lettere che leggerete in questi giorni su di lui, su come ha amato la nostra Sicilia, sull’impegno nel valorizzare il patrimonio culturale della nostra isola, e sulle sue battaglie per proteggerlo.
È davvero difficile dire qualcosa di diverso rispetto a quello che non sia stato già detto o scritto, in fondo questa è una conferma che il ricordo che ha lasciato ci accomuna tutti.
Ho avuto la fortuna di avere avuto il Prof. Sebastiano Tusa come mio maestro.
E’ grazie a lui ed alla sua carismatica figura che ho intrapreso la carriera di archeologo subacqueo, carriera che mi ha portato a viaggiare per tutti i continenti, e a collaborare con le istituzioni più illustri al mondo nel campo dell’archeologia. In molte occasioni mi è bastato nominarlo che mi venissero aperti i magazzini dei musei più prestigiosi al mondo, o che mi si venisse data la possibilità di accedere a biblioteche specializzate o di svolgere dei periodi di ricerca all’estero.
Il rispetto che tutti i colleghi nutrivano nei suoi confronti mi ha sempre lasciato compiaciuta ed ammirata, ed anche orgogliosa di potermi fregiare di essere sua allieva e conterranea.
Sebastiano Tusa mi ha insegnato quello che non si apprende nei testi universitari, mi ha guidato a scoprire il mare, la sua storia e le sue genti.
Mi ha insegnato la dignità e l’umiltà di essere archeologi non attraverso le parole o discorsi preconfezionati.
Mi ha insegnato con il suo esempio. Sul campo addentava un panino durante la pausa pranzo, e sorridendo mi reggeva un’anfora appena recuperata dai fondali marini mentre il fango schizzava dappertutto.
L’ho visto interagire con capi di stato con la stessa serenità e presenza con cui chiacchierava con i pescatori di Lipari. Sebastiano Tusa mi ha insegnato ad osservare ed ascoltare sia i reperti che le persone, e soprattutto a guardare attraverso il mare.
Nel nostro ultimo scambio epistolare di qualche settimana addietro mi aveva ulteriormente spronato a non mollare, a tenere duro e continuare a fare ricerca a divulgare il patrimonio archeologico della Sicilia. Una missione oggi più che mai difficile senza la sua guida.
Il ricordo ed il cordoglio ci accomuneranno per molti giorni a venire, ma spero che il suo esempio continui a fare da guida alle future generazioni di archeologi e professionisti della cultura.
Grazie Prof., per avermi insegnato, con pazienza e stima a guardare attraverso, il mare.
Alba Mazza
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