Ma bruciare i rifiuti non è solo un rischio per la salute pubblica – per il quale eventuali responsabilità penali e civili andrebbero accertate – è una sciocchezza persino da punto di vista economico. Smaltire i rifiuti può costare fino a 180 euro la tonnellata, mentre – ed è assolutamente possibile – recuperando il 75% delle 350.000 tonnellate che Messina e provincia producono ogni anno, si possono creare oltre 300 posti di lavoro ed incassare per la comunità circa 10 milioni di euro. Basterebbe solo investire quei denari pubblici che si vogliono spendere in costosi impianti inutili o dannosi come gli inceneritori, in una seria raccolta domiciliare. Nonché incentivare i cittadini a non mescolare in casa l’umido col secco mediante un sistema di tariffazione equo: chi fa più rifiuti più paga, chi riusa, recupera e ricicla viene premiato.
La vicenda dell’inceneritore di Pace dimostra che questi argomenti necessitano di approfondimento e di idee innovative (le 4 “R” di Paul Connett). Rete Rifiuti Zero Messina invita dunque il sindaco Buzzanca, il commissario liquidatore dell’ATO3 Ruggeri, l’amministratore di Messinambiente Di Maria ad un urgente confronto pubblico, da tenersi nella data che preferiscono, per confrontarsi sulle possibili soluzioni di una emergenza rifiuti che per Messina città è già alle porte.
Beniamino Ginatempo
Presidente di Rete Rifiuti Zero Messina
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