A Brolo, il Cristo degli Abissi è riemerso dalle acque e con lui è riaffiorato per un istante anche il senso di un Mediterraneo che unisce, accoglie, raccoglie i dolori e le speranze di popoli diversi. Sullo scoglio, ignote mani hanno posato una bandiera della Palestina: un drappo silenzioso, sobrio, che diventava quasi sacro al di là dell’appartenenza, deposto con grazia per invocare pace.
il gesto di ammainare un’idea si è ripetuto
Non era un gesto di sfida. Non un atto politico aggressivo. Ma un segno — semplice e potente — che avrebbe potuto raccontare al mondo una Brolo nuova: capace di guardare oltre la propria festa, oltre il proprio mare, capace di trasformare una processione in un abbraccio universale.
Per un attimo, la domenica, la Madonna, durante la processione di barche, passandoci sotto, avrebbe potuto benedire non solo i brolesi e le loro case, le barche, i turisti e la gente di mare, ma anche chi, altrove, cammina tra le macerie con la speranza di tornare a vivere.
Per un attimo, Brolo poteva farsi Mediterraneo, davvero: una comunità che si riconosce in altre comunità, che sente il dolore degli altri come il proprio.
E invece no.
Quella bandiera è stata tolta in fretta.
Appallottolata, nascosta. Come si fa con le idee che danno fastidio – come ben scrive Francesca Natoli in u suo post sui social – con le verità che non vogliamo guardare.
Un gesto di pace è stato cancellato. Una narrazione di solidarietà e responsabilità è stata spezzata, lasciando al suo posto solo il rumore assordante della paura di osare.
È stato un colpo al cuore vederla così, buttata da qualche parte mentre la Madonna avanzava tra le luci e i canti. Una ferita che non riguarda solo chi ha visto, ma tutti quelli che avrebbero potuto guardare e capire.
Non sappiamo se a rimuoverla siano state mani ingenue, incapaci di coglierne il significato, o menti troppo politicizzate, che temono i simboli più grandi della festa stessa. Ma una cosa è certa: la pace non è un’intrusa nei luoghi sacri, né una bandiera da nascondere in nome del quieto vivere. Togliere un gesto di pace significa togliere qualcosa di noi stessi.
Queste parole non vogliono essere un attacco a nessuno, né un’accusa a chi, con devozione, ha reso la festa della Marina un momento di bellezza e di unità. Al contrario: è proprio in rispetto di quel lavoro, di quella fede, di quella comunità che oggi si alza la voce. Perché la pace — ogni gesto di pace — merita di essere accolto con consapevolezza e sensibilità. Era la bandiera di un Popolo che oggi rischia la sua stessa esistenza, ad un passo di una grande deportazione, che nulla ha a che vedere con frange estremistiche o terroristiche…. un Popolo.
E allora oggi, con le parole, anche di Papa Leone XIV raccogliamo quella bandiera. La rimettiamo al suo posto, nello spazio della memoria e del pensiero. La facciamo sventolare tra queste righe, affinché il suo messaggio rimanga anche se il segno è stato cancellato.
Perché un paese si misura anche dalla sua capacità di benedire chi è lontano, di sentire come proprie le lacrime degli altri, di non avere paura di un drappo di stoffa che sventola e che invoca la pace.
Che quella bandiera, almeno qui, torni a parlare.
il post di Francesca Natoli
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