– di Calogero Centofanti –
Senza alcun intendimento strumentale sembra, che la complessa questione, relativa all’esperienza esistenziale delle persone in età avanzata, rimanga ancorata alla solitudine, scelta talvolta liberamente. Tuttavia da qualche tempo, la cronaca è costretta a registrare morti silenziose all’interno delle loro case. Un tempo, forse tali dolorosi eventi, venivano evitati, perché sul pianerottolo ci si incontrava, ci si scambiava oltre a un gioioso sorriso, anche qualche tenera confidenza. Oggi invece, pare che una irriducibile riservatezza privi il nostro vissuto, di aprirci all’altro, perché non si vogliono ostentare le nostre lacerazioni, rifugiandoci frequentemente, nel fremito di un’autonomia decisionale, possibilmente distaccata da ogni contatto col mondo esterno (parenti e amici). Dell’improvviso altalenante palinsesto della vita si rincorrono momenti lieti, cocenti amarezze, che sfociano in una girandola di tensioni mitigate per chi crede nell’unica fede in Cristo. Dalle esortazioni apostoliche, alle testimonianze ecumeniche si leva l’attenzione ed impegno di amore per gli anziani bisognosi del nostro affetto, della nostra solidale comprensione, impedendo che ragioni diverse e talune anche dissacranti le sospingano verso l’inedia come un’esigenza per allontanare il calice amaro dalla loro tormentata Presenza.
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