L’Evento che ha diviso la storia tra “prima” e “dopo”, il momento tanto atteso fin dai secoli antichi dal popolo ebraico, il tempo della fioritura della nuova era cristiana si ripresenta a noi in tutta la sua suggestiva atmosfera di luci, colori e musiche.
Peccato che spesso il contorno prende il sopravvento sull’ essenziale e mentre tutti mangiano panettone, caviale, zampone e cotechino, lenticchie e frutta secca, tra un numero di tombola e una partita a carte, tra muschio e alberelli, tra stelline e vestitini rossi, il bambino Gesù continua a nascere nel silenzio di una misera grotta.
Sembra una cosa scontata ma, purtroppo, è la realtà. La frenesia dei giorni di festa, la corsa agli ultimi regali, l’estetista, il parrucchiere, la spesa per il cenone, l’abito nuovo per la messa di mezzanotte, distolgono l’attenzione dal festeggiato, dal significato profondo del Natale stesso.
E noi?
Come accogliamo il Signore che vuole nascere in casa nostra?
Forse, con un’attenta analisi della realtà sociale, ma soprattutto con un’altrettanto accurato esame introspettivo, comprendiamo benissimo quanto siamo “strangolati” da un clima natalizio che di religioso mantiene ancora la parvenza esteriore.
Certo, non possiamo essere catastroficamente pessimisti, alla stregua di tanti cantori della distruzione dei valori della società; non possiamo, tuttavia, demandare ad altri il compito di cercare e ritrovare il vero senso e significato del Natale cristiano.
Qualcuno ritiene che si può vivere intensamente il Natale se si partecipa alla novena per tutti i nove giorni senza interruzione; qualche altro crede che basti andare alla Messa di mezzanotte e partecipare alla processioncina di Gesù Bambino per sentirsi bene con la propria coscienza; qualche altro pensa che sia necessario preparare un bel presepe e se artisticamente apprezzabile, ancora meglio; altri, infine, ritengono che sia sufficiente andare a trovare amici, parenti e conoscenti per far loro i cosiddetti auguri. L’elenco potrebbe ancora continuare. Ma ci chiediamo: è solo questo il Natale?
Anzi, meglio dire, è questo il Natale?
Cosa pensa Nostro Signore di tutto ciò?
Cosa dice al nostro cuore?
Forse la risposta la conosciamo, forse ci sembra un po’ scomoda, forse sarebbe meglio non pensarci… ma non possiamo non interrogarci, non riflettere, non rispondere.
E allora?
Proviamo a trovare una soluzione, un rimedio, una strada nuova, un modo nuovo di agire, di pensare.
Riusciremo a scorgere la presenza del Dio Bambino nel volto di chi mi sta accanto, di chi soffre, di chi è solo, di chi è povero. Riusciremo ad essere comunità che accoglie le diversità dell’altro e le integra in un contesto di sacra famiglia. Riusciremo a superare la stupidità della frase “a Natale si è più buoni” con un serio impegno a vivere intensamente i valori e le virtù della bontà, della mitezza, della misericordia, della dolcezza, della mansuetudine, del rispetto reciproco.
Sembra un discorso utopico e anacronistico? No… è solo la Speranza che Cristo continua a seminare nel terreno della nostra storia.
Buon Natale! Un Natale diverso, con GESÙ AL CENTRO!
Don Calogero Tascone
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