Il libro racconta la storia venticinque lunghi anni di coraggio. E passione, intelligenza, strategia: ciò che è servito per liberare un pezzo di Italia. È l’inizio degli Anni Novanta e, tra i monti Nebrodi e il mar Tirreno, un gruppo di mercanti rialza la testa. Capo d’Orlando dice no ai signori del pizzo, organizza la prima associazione antiracket. È uno strumento innovativo per sottrarre il singolo operatore economico alla solitudine ed evitare il sacrificio di altri Libero Grassi. Un modello felice, da riprodurre ovunque ci siano imprenditori pronti a ribellarsi all’estorsione mafiosa. Il libro racconta questo contagio positivo, lo sviluppo delle associazioni in piccoli paesi e grandi centri. Nel resto della Sicilia, in Calabria e Puglia, fino allo sbarco a Napoli e in Campania. Un movimento, la Fai (Federazione antiracket italiana), che cresce e produce denunce. Risultati pratici, perfino una legge di sistema che tutela gli imprenditori ribelli. Se attraverso il consumo critico elaborato dal Comitato Addiopizzo la battaglia si arricchisce di nuovi contenuti, ora anche la Confindustria ha scelto da che parte stare: grandi industriali e piccoli commercianti marciano ormai lungo la stessa strada. Tra le pagine si affollano, così, uomini e speranze, vittorie ed errori, dentro a un movimento diventato patrimonio del Paese.
L’iniziativa è promossa dalla FAI, con il patrocinio del Comune di Santo Stefano di Camastra.
Interverranno: il presidente della FAI, Pippo Scandurra; il testimone di giustizia, Stefano Vento; il Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti, Maria Milia. Modererà Francesco Pizzuto, responsabile Ufficio Legale FAI.
Al convegno parteciperanno le ultime classi dell’Istituto di Istruzione Superiore A. Manzoni e del Liceo Artistico “Ciro Emanuele Esposito”, accompagnati dai rispettivi dirigenti scolastici, i professori: Maria Grazia Antinoro e Alfredo Prado.
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