Sin dall’inizio di questo percorso di sensibilizzazione, si è inteso mettere in evidenza come una simile sottoscrizione equivalga ad un gesto di civiltà, che assume un significato ancor più pregnante in un Paese come il nostro, ove le questioni “accoglienza” ed “integrazione” hanno ripetutamente acceso il dibattito catturando l’attenzione dell’opinione pubblica e dando vita a problematiche di natura politica che, regolarmente, sono sfociate in proposte di legge o, peggio ancora, in leggi chiaramente alimentate da uno spirito xenofobo.
Non dobbiamo dimenticare chi siamo ed il luogo in cui viviamo.
Siamo un popolo di migranti, fragile come valige di cartone: lo siamo non solo nel passato fatto di racconti nostalgici e foto ingiallite; lo siamo anche se consideriamo il presente e ci volgiamo al futuro. La crisi che oggi il ceto medio sente pressare sulla propria esistenza, sulle proprie aspirazioni e sulla voglia di realizzazione, sta facendo maturare in molti il desiderio di partire in cerca di una qualche sicurezza.
Non possiamo dimenticarci del luogo in cui viviamo. Ci bagna un mare inclemente con le speranze di chi lascia i propri affetti per andare incontro ad uno sfruttamento non solo di natura lavorativa, ma che il più delle volte si sostanzia in un sfruttamento impietoso di intelligenze e saperi rimasti accantonati per una sopravvivenza minima.
Firmare, allora, significa riconoscere agli immigrati niente più di quello che spetta ad un qualsiasi essere umano che contribuisce alla vita di un Paese.
Firmare vuol dire far “progredire” il nostro stesso Paese, lasciando cadere nell’oblio politiche di respingimento disumane. Firmare, vuol dire dare il proprio piccolo ma profondo contributo per un nuovo inizio, per una rinascita che non è realizzabile solo tramite provvedimenti di natura economica, ma che, piuttosto, deve essere soprattutto umana
è un’associazione di promozione sociale che si propone di operare in svariati ambiti, da quello artistico e culturale a quello civile , fondata a Brolo (Me) il 27 Settembre del 2009 da Antonio Traviglia, Melisa Scolaro e Pierluigi Gammeri. In lingua Maya sak be significa strada bianca. Per il popolo Maya la strada bianca era il percorso sacro, realizzato in ciottoli chiari di fiume, che conduceva al tempio.che portava al tempio. Lungo la sak be il pellegrino riacquistava consapevolezza di se stesso come parte dell’universo. Sulla strada bianca avveniva il connubio tra la dimensione terrena e quella ultraterrena dando così completezza esistenziale alla dimensione uomo.
Sak Be è quindi per noi un percorso sacro fatto di arte, cultura e solidarietà sociale.
Nel 2009 Sak Be esordisce in campo cinematografico occupandosi della produzione esecutiva del film “OGNI GIORNO COME SE FOSSE L’ULTIMO” per la regia di Italo Zeus. Esperienza, quest’ultima, tra le più significative soprattutto per la portata sociale che ha sortito grazie alla partecipazione e allo straordinario coinvolgimento di tutta la comunità.
Tutte le iniziative di SAK BE hanno come denominatore comune un attivismo che si muove sulla linea di tutte le arti e la promozione di valori a rischio di estinzione quali la legalità, la riscoperta dell’uomo come fulcro dell’esistenza , la contaminazione culturale con le minoranze, nell’assoluta convinzione che la diversità costituisca un valore aggiunto e che nelle differenze risieda il senso primo della vita, quello che parte dall’uomo e nell’uomo culmina.
Nino Vitale nominato Commissario della Sezione della Democrazia Cristiana. La nota del Segretario provinciale del…
il genio silenzioso che ha ridefinito l’eleganza (altro…)
Patti non cresce, non si rilancia, non sogna più. A dirlo senza mezzi termini è…
Dal convegno promosso da Quater Srl la certezza: nessuna proroga, i progetti vanno chiusi entro…
E’ stato ristretto agli arresti domiciliari l’autore del furto perpetrato ai danni della nostra emittente…
TRA CLOUD E MOBILE BANKING - L’importanza di scegliere siti sicuri