Un allarme che suona forte e cupo, come un presagio di disuguaglianza e abbandono.
In Sicilia, i Laboratori di Analisi Cliniche — che ogni giorno erogano migliaia di prestazioni essenziali ai cittadini — sono costretti a chiudere le porte al raggiungimento del budget provvisorio mensile. Le risorse stanziate dalla Regione non bastano nemmeno a coprire la domanda minima del territorio e già alla terza settimana del mese si sforano i budget.
Una situazione gravissima che rischia di colpire soprattutto i più deboli: persone con redditi bassi, anziani, malati cronici e oncologici che si ritrovano davanti a un bivio crudele: pagare di tasca propria o rinunciare a curarsi.
“Abbiamo più volte segnalato questa emergenza agli uffici dell’Assessorato alla Salute e all’assessore pro-tempore — denuncia il dottor Pietro Miraglia, presidente regionale della Federbiologi — ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta. È come se qualcuno avesse deciso di dimenticare il diritto alla salute dei cittadini meno abbienti”.
Lo scenario è inquietante: i laboratori hanno già erogato in passato milioni di prestazioni non rimborsate, continuando a lavorare oltre i limiti del budget fissato per non lasciare i cittadini senza assistenza. Ma oggi, dopo anni di sacrifici e bilanci in perdita, le strutture private non possono più permetterselo.
“La popolazione è con noi e noi siamo con la popolazione — continua Miraglia — ma noi non possiamo indebitarci all’infinito. La politica deve intervenire subito, o assisteremo impotenti a una strage silenziosa: quella di chi smetterà di curarsi perché non può pagare”.
L’alternativa per chi non può permettersi esami a pagamento è affidarsi alle strutture pubbliche, già al collasso, con liste d’attesa interminabili e servizi ridotti all’osso. Un percorso a ostacoli che rischia di far precipitare la Sicilia in un’emergenza sanitaria permanente.
L’appello della categoria è chiaro: serve un immediato aumento delle risorse, un ripensamento dei tetti di spesa e una vera attenzione per i bisogni sanitari dei più fragili. Perché la salute non può essere un lusso. E l’idea che nel 2025 ci siano cittadini costretti a scegliere tra mangiare e curarsi è un incubo che non possiamo più accettare. Intanto scattano i primi blocchi.
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