La DIA sta provvedendo al sequestro di beni riconducibili ad un’impresa santagatese. I dettagli dell’operazione
La Direzione Investigativa Antimafia di Messina, supportata dal Centro Operativo di Catania, sta eseguendo un decreto di sequestro dei beni, emesso dal tribunale peloritano su proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale a firma del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio FERLA. Nel mirino degli investigatori il patrimonio riconducibile alla Smiriglia Calcestruzzi di Sant’Agata di Militello, operante nel settore del movimento terra e della produzione del calcestruzzo, ritenuta vicino alla “famiglia di Mistretta”. Nel corso della mattinata verranno illustrati i dettagli dell’operazione.
Smiriglia legato alla “famiglia mafiosa di Mistretta, il cui esponente di vertice era l’ormai deceduto Sebastiano Rampulla, “rappresentante di Cosa Nostra” per l’intera provincia di Messina e fratello di Pietro, quest’ultimo condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise d’Appello di Caltanissetta poiché ritenuto “l’artificiere” della strage di Capaci.
L’imprenditore, pur essendo destinatario, nel tempo, di svariate investigazioni giudiziarie di competenza di più distretti giudiziari non ha mai subito provvedimenti di condanna per reati associativi o connessi agli ambienti della criminalità organizzata. Ciò nonostante, gli atti d’indagine disvelano la figura del precitato quale imprenditore concretamente legato alla criminalità organizzata attiva prevalentemente nell’area Nebroidea e Barcellonese, ed in particolare alla “famiglia di Mistretta” influente lungo la fascia costiera tirrenica. In forza di tali legami affaristici il proposto avrebbe ottenuto, attraverso le sue imprese, commesse pubbliche i cui introiti, avrebbero, in parte, rimpinguato le tasche di “Cosa Nostra”. E’ stato documentato come il proposto sia stato sempre vicino a contesti criminali associativi partecipando, anche direttamente, a summit mafiosi, essendo – di fatto – un riferimento importante per diverse consorterie criminali espressioni locali messinesi di Cosa Nostra. Nell’operazione di polizia “Omega”, coordinata dalla Dda di Messina, sono state riscontrate le relazioni del proposto con Mario Aquilia, indicato nell’indagine quale appartenente alla famiglia mafiosa barcellonese. Nell’attività investigativa “Scipione”, coordinata dalla Dda di Messina,è stato documentato un incontro di “mafia”, tenutosi nell’autunno del 2003 ad Aidone (EN) – presso il “Casale Belmontino” riferibile a Mario Giuseppe Scinardo – al quale avevano partecipato alcuni tra i più importanti esponenti della criminalità organizzata messinese dell’epoca (il noto boss Sebastiano Rampulla, il cugino Pietro Iudicello, Vito Rampullafiglio di Pietro, Carmelo Bisognano) e verosimilmente lo stesso proposto e/o stretti familiari.
Il nominativo del proposto figura anche nell’indagine “Dioniso”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, nel cui contesto si palesano ulteriori elementi significativi delle cointeressenze imprenditoriali dello Smiriglia e della consorteria criminale mafiosa di “Mistretta”; nello specifico il proposto avrebbe aperto in Castelbuono (PA) un impianto di calcestruzzo “sotto la regia” del noto Bartolomeo Camillo Testa e l’autorizzazione di Sebastiano Rampulla. Nel corso dell’indagine “Autostrada”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, si documentavano i collegamenti tra l’imprenditore Antonio Iovino, affiliato al clan camorristico “Fabbrocinio”, e i responsabili di alcune imprese Messinesi, tra le quali anche una società direttamente gestita da Smiriglia
Nel corso dell’operazione “Montagna” coordinata dalla Dda. di Messina, quale naturale prosieguo dell’indagine “Scipione”, nell’anno 2007, il proposto è stato raggiunto da misura coercitiva, con la contestazione del reato associativo mafioso per aver preso parte all’attività della “Famiglia di Mistretta”, con l’intento specifico di ottenere il monopolio nella realizzazione di grandi opere pubbliche e quindi di partecipare alle più importanti gare d’appalto. Successivamente il precitato è stato completamente prosciolto dai capi d’imputazione ma ulteriori e sopravvenute risultanze investigative – ed in particolare le dichiarazioni di collaboratori di giustizia quali Carmelo Bisognano – hanno portare la stessa Procura inquirente ad ipotizzare la possibile revoca della sentenza di “non luogo a procedere” nei confronti dell’imprenditore in quanto ritenuto contiguo all’associazione mafiosa riconducibile a “Cosa Nostra” ed operante nel territorio della provincia messinese.
Allo stato, Antonino Smiriglia figura imputato in procedimenti penali, pendenti presso la Procura della Repubblica di Patti, per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale in ordine a contesti societari nella sua disponibilità. L’odierna misura ablativa scaturisce da una complessa attività d’indagine economico patrimoniale condotta da questo Ufficio che ha permesso, con l’avallo del locale Tribunale, di dimostrare l’evidente incapienza dei redditi dichiarati dell’intero nucleo familiare del proposto, dal padre Salvatore e dei fratelli Angelo e Carlo, in raffronto a tutto il patrimonio accumulato nel tempo, nella disponibilità posseduto anche attraverso la costituzione di contesti societari creati ad hoc. Il sequestro, ancora in fase di esecuzione, ha colpito 6 aziende operanti nel settore della produzione di calcestruzzo, costruzioni di edifici residenziali, civili e industriali, estrazione cave, frantumazione di pietre e materiali vari, 4 fabbricati (di cui una villa), 7 terreni, 2 mezzi e vari rapporti finanziari, per un valore complessivo pari a 3,5 milioni di euro.
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