Cronaca

SANTINO BONFIGLIO – L’ultimo saluto alla Casa del Popolo: pensieri, testimonianze, applausi e “Bella ciao”

Messina ha reso l’ultimo saluto a Santino Bonfiglio, storico militante politico scomparso mercoledì scorso.

La cerimonia laica di commiato si è svolta alla Casa del Popolo, alla presenza di tanti attivisti, compagni, amici e conoscenti che con lui hanno condiviso anni di lotta e di militanza dentro partiti e movimenti politici. Nel corso della cerimonia, organizzata con semplicità e senso di partecipazione, così come egli avrebbe voluto, si sono vissuti momenti di grande commozione. La sua figura è stata ricordata rimarcando le qualità umane e politiche che lo hanno da sempre contraddistinto. Padre Felice Scalia: “Santino ha dato amore a tutti quelli che gli altri non amano”. Citto Saija ha ricordato tempi lontani: “Trascorrevamo giornate intere sporchi di inchiostro per il ciclostile. In questo momento Santino starà già parlando con Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Lucio Magri…”   

Nella piccola camera ardente allestita in Via degli Amici, simboli e bandiere che hanno accompagnato la vita di Santino Bonfiglio campeggiavano come ad indicare una storia dentro tante storie di militanza in periodi travagliati. Scelte di campo, dissidenze interne, radiazioni e fuoruscite dai grandi partiti, formazione o adesione a gruppi e movimenti a cavallo dei due secoli. Obiettivo: perseguire la via maestra dell’uguaglianza, contro le ingiustizie, per la pace. Sulla bara, appoggiata al cuscino di gerbere rosse, un disegno che lo ritrae e una frase di Brecht, regalo per gli ottant’anni: solo chi lotta tutta la vita è “indispensabile”. Poco più giù, l’immancabile maglietta No ponte. Tutt’intorno, si respirava aria di coraggio, resistenza, coerenza e dignità. Fuori, nello spazio antistante, alimentati dalla commozione, circolavano i ricordi di attivisti, compagni e compagne, amici e conoscenti che quella storia ce l’hanno dentro, per preservarla e raccontarla: integrato tra la vita e la politica, Santino Bonfiglio è stato un esempio di umanità.

Il primo segno di apertura e condivisione: a dare inizio al funerale laico è stato padre Felice Scalia, gesuita, pacifista, sacerdote dalle infinite risorse, protagonista di tante battaglie e iniziative. Lo aveva desiderato Santino, e così è stato, con tanto di ringraziamento di padre Scalia: “Santino è stato sempre un uomo che ha guadato la sua vita nella direzione dell’amore. Ha dato amore a tutti quelli che gli altri non amano. Un assetato di giustizia, di verità, di rispetto e dignità per tutti, non soltanto per i vicini. Per lui, prima noi sarebbe stata una bestemmia”. L’attribuzione, al di là della fede: “Un senso di religiosità vissuto e praticato”. Domanda e risposta: “Quando vedremo un po’ di giustizia nel mondo? Quando vedremo un uomo che non ha paura di un altro uomo perché non gli è nemico, ma fratello? Questo era un punto fisso di Santino. E di questo soffriva”. E ancora: “Non aveva dubbi su ciò che cercava, ma sull’esito delle sue lotte.

Il rischio di perdere il senso della propria esistenza, non sapere più perché vivere, è una tentazione superata sempre grazie alla sua correttezza, testardaggine, dirittura morale, al suo non cedere a facili sentimenti”. Il messaggio che gli rivolge: “Fino a quando ci sei, non solo nel nostro ricordo, ma anche nel nostro impegno quotidiano, non ti lasceremo solo. Tu sarai in mezzo a noi, come prima”

Citto Saija è l’amico che conosceva da più tempo Santino Bonfiglio, con tanto percorso in comune, pur provenendo da esperienze differenti. Una militanza ultrasessantenne, dagli anni dell’università. “Santino è qui con noi. È presente. È stato un essere per gli altri”. Un po’ di storia: “Abbiamo costituito assieme, unico caso in Italia, tra cattolici ed aderenti al PSIUP, il centro di iniziativa comunista del Manifesto. Poi abbiamo proseguito con il PDUP e Democrazia Proletaria, un momento centrale per la vita politica di Santino Bonfiglio”. La suggestione: “Secondo una mia visione della vita, Santino in questo momento sta parlando con Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Aldo Natoli, Lucio Magri, Vittorio Foa…” I volantinaggi davanti alle fabbriche di Milazzo e Villafranca: “Trascorrevamo giornate intere sporchi di inchiostro per il ciclostile”. Non solo politica: “Quando facevamo riunioni No ponte, Santino a volte fuggiva per andare al cinema. Per questo vorrei ricordarlo con un bellissimo film, Come in uno specchio di Bergman, in cui il regista affronta i problemi esistenziali della vita, l’infinito, ciò che succederà dopo la morte. Santino in questo momento vede la certezza. Da credente dico che risorgerà, in ogni caso resterà nella memoria, perché c’è la carità. Egli ha dato ciò che non è dovuto. Fin dall’infanzia ha operato sempre per gli altri. Con la sua vita ha sconfitto la morte”.

Nino Mantineo: “Con Santino era difficile distinguere la politica dal privato. Ha vissuto la malattia con dignità. Aveva bisogno e voleva dare tenerezza. Quando non si trovava d’accordo sapeva prendere le distanze. Alla fine ha vissuto il trauma del sistema delle guerre nelle quali siamo immersi. Su questo punto aveva fatto una battaglia di vita”. I versi di Alda Merini: “Muoio di sete, Signore, ma con questa poca acqua farò un altro battesimo…”

Federico Martino: “Con Santino venivamo da formazioni e culture diverse. Il nostro fu sempre un rapporto dialettico, ma non poteva che essere un rapporto affettuoso. Era difficile non volergli bene. Una dote che ci ha lasciato e che dovremmo continuare a coltivare anche nel suo ricordo, era, da una parte la coerenza, dall’altra, il suo gramsciano ottimismo della volontà. Si è sempre speso in prima persona affinché le cose cambiassero. Era un entusiasta”. L’approccio alla contemporaneità: “Sapeva perfettamente e sperimentava in concreto che soprattutto la lotta contro il ponte sullo Stretto, poteva e doveva diventare elemento reale per la costruzione di un nuovo modello di società”.

Pippo Martino: “Alla fine degli anni Sessanta, il nostro fu un incontro fra eretici del cristianesimo e del marxismo. Queste due eresie, incontrandosi, hanno costituito il primo centro di iniziativa comunista del Manifesto. Da lì è nato un lungo percorso in comune, il sindacato nella scuola, il PDUP, il lavoro politico nelle baracche e davanti alle fabbriche. Poi, Democrazia Proletaria, un’esperienza meravigliosa, indimenticabile”. Cosa li univa: “L’antifascismo, riprendere una vecchia tradizione antimilitarista nel movimento operaio, una dimensione internazionalista, il movimento per la Pace. Abbiamo recuperato i valori della nonviolenza e del disarmo”. Per cui: “Disarmo unilaterale. Se si vuole la pace bisogna costruire la pace, e per costruire la pace non bisogna costruire le armi”.

Dopo un brevissimo intervento di Alfonso Augugliaro, la parola ad Alice, figlia di Santino Bonfiglio: “Ringrazio tantissimo tutti i ragazzi e gli attivisti della Casa del Popolo. A mio padre tanto affetto avrebbe fatto tantissimo piacere. Questo dimostra quanto era amato e quanto lui sapeva amare”.

Claudio Risitano, si è rivolto a Santino con una lettera. Alcuni passi: “Come L’internazionale, ci sei e ci sarai per sempre. La tua assenza fisica è una mutilazione per tutti e tutte. Elaborarla sarà difficile. L’ostinazione e la tenacia di cui sei stato esemplare per un’intera vita restano una sorgente inesauribile cui attingere, nei momenti di sconforto, prima di tutto”. Si rivolge al maestro: “Sentendoti parlare, confrontandomi con te, osservandoti, ho imparato tantissimo. Le parole che sono in grado di trovare per dire gratitudine non mi sembrano adeguate ad esprimerla appieno. Sono veramente innumerevoli le volte che ho appreso da te nozioni e riferimenti cruciali per comprendere quali interessi materiali e quali vicende biografiche si celassero e si intrecciassero dietro certe sceneggiate nel teatrino della politica istituzionale. Sei stato per me un archivio vivente preziosissimo”. Claudio riconosce a Santino, “attitudine di chi non si risparmia e una propensione ad attraversare le sconfitte senza smettere…avvertendo profondamente che dentro questi rapporti sociali e questo ordine immondo del mondo, I vincenti non sanno quello che si perdono“.

Antonio Currò: “È come se Santino fosse ancora qui con noi. Continueremo a fare ciò che ha fatto lui in questi anni. Oltre ad essere un compagno è stato un maestro di vita in direzione ostinata e contraria, un inesauribile militante”.

Francesco Mucciardi: “Tengo tanto a ricordare il suo grandissimo impegno contro il ponte sullo Stretto. Una battaglia a cui teneva tantissimo, che continueremo a portare avanti anche per il suo mare di Torre Faro. Il ponte non lo devono costruire anche in ricordo e per rispetto di Santino”.

Nel corso dell’evento, due volte è stata intonata Bella Ciao, seguita da uno slogan tipico delle battaglie di Santino Bonfiglio: “I popoli in rivolta scrivono la storia. No ponte fino alla vittoria”.

Corrado Speziale

 

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Redazione Scomunicando.it

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