Cronaca

SCUOLA VIOLENTA SUI NEBRODI – Con le tre c’era una quarta donna, sono di Caronia, Santo Stefano Camastra e Castell’Umberto

Sale a quattro il numero delle donne già coinvolte nell’operazione portata a segno dagli agenti di polizia di Sant’Agata Militello in una scuola elementare dei Nebrodi. Per loro dopo la sospensione, che è l’atto iniziale della Procura, il processo e l’eventuale condanna penale, potrebbe scattare la decisione del Ministero. Anche licenziarle. Ed intanto Faraone esprime la solidarietà della “politica”. La scuola è ubicata in un paesino del mistrettese

Emerge ora che il PM, Giorgia Orlando, si era presa la briga di chiedere le misure interdittive della sospensione dal lavoro per tutte e quattro le insegnanti indagate.

Per la precisione tre  insegnanti ed una collaboratrice scolastica.

Ma il Gup,Ugo Molina, dopo il primo interrogatorio, quello del scorso 20 maggio ha optato solo per  la sospensione dell’esercizio dall’insegnamento delle  maestre  coinvolte, qeulle che si vedono nel filmato.

Una scelta che ha dato ragione alla tesi difensiva dell’avvocato Benedetto Ricciardi, che sosteneva che la sua assistita, la quarta indagata,  “non aveva alcuna specifica posizione di garanzia nei confronti degli alunni”.

Una divagazione da codice penale, giustamente, ma che non esime la donna da responsabilità etiche e morali anche se, secondo gli inquirenti, quanto da lei fatto e i metodi utilizzati durante le lezioni “non appaiono superati i limiti delle convivenza non punitive”.

E’ stato annunciato il ricorso al tribunale del riesame contro la decisione adottata dal tribunale, mentre monta l’indignazione popolare sul caso e si stanno accendendo anche i riflettori dei media nazionali, tra curiosità e morbosità.

Il punto dell’inchiesta.

Emergono le prime indiscrezioni, ma anche i racconti dei genitori degli alunni malmenati.

“Inizialmente non abbiamo creduto a quanto ci riferiva nostro figlio in quanto i bambini spesso esagerano nel raccontare, ma quando col trascorrere dei giorni chiedevamo al ragazzo cosa avesse fatto a scuola, ci raccontava sempre di episodi di violenza sui suoi compagni”.
A narrare questi fatti è il padre di un ragazzino di 7 anni.

Anche lui frequentava la pluriclasse di un piccolo comune dell’area mistrettese.

La cosa che lascia perplessi  è il fatto che già da tempo si chiacchierava sui metodi da Kapò delle insegnanti della scuola elementare tutte note e conosciute.

Un ragazzino racconta: “La maestra – riferendosi a quanto accaduto ad un suo compagno che si era assopito sul banco – lo ha colpito alla nuca per svegliarlo. Un colpo così forte da provocargli un bernoccolo” – aggiungendo “se lo è meritato e non dobbiamo provare pietà per lui”.

Gli episodi registrati, almeno per quanto emerso sino ad oggi, sono quattro. Documentano percosse, insulti ai bambini, una routine quotidiana. Questo il mantra delle insegnanti:” vastasi, pezzenti, babbo, sei una capra, cretino, sei schifoso, cammina tu e tua madre pure, un porco sei, sei un ritardato mentale, appena tu non scrivi ti vengo a prendere e ti passo con i piedi sulla pancia, vi lascio il segno addosso per tutta la vita”.

Ora c’è da dire anche, non certo meno grave, del clima di omertà, di silenzi, di un contorno di colleghe e personale didattico che certamente non poteva non essersi mai accorto di nulla.

Anche a loro si dovrebbe  urlare, come facevano le maestre ore sospese: “vengo lì e ti sbatto la testa al muro” o “ho detto girati altrimenti te ne do 4 e ti faccio uscire il sangue dal naso”
Le  insegnati – fregandosene dei video fatti a loro insaputa –  negato ogni addebito, sono di Caronia, Santo Stefano Camastra e Castell’Umberto e qui sono delle irreprensibili signore.
Non la pensa proprio così il vice questore aggiunto Daniele Manganaro che ha coordinato le indagini e che dopo il caso Antoci torna sotto i riflettori dei media: “Abbiamo registrato centinaia di episodi di maltrattamenti in appena 18 giorni di intercettazioni ambientali nel mese di aprile, una situazione davvero sconcertante, va riconosciuta alla Procura di Patti la celerità nell’autorizzazione alle indagini, subito dopo aver raccolto la denuncia. Questa triste esperienza ci spinge a lanciare un messaggio a tutte  le famiglie di parlare con i bambini, prestare attenzione a cosa dicono e non sottovalutare alcun segnale. Un altro messaggio spero giunga alle autorità preposte per le scuole, così che siano installate d’ufficio telecamere di video sorveglianza per prevenire non solo casi simili ma anche episodi di bullismo o traffico di droga nelle scuole”.

 

Redazione Scomunicando.it

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