– di Corrado Speziale –
Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona, il 15 gennaio 2007 persero la vita a bordo del “Segesta Jet” a causa della
Sedici anni separano da quel drammatico pomeriggio del 2007, in cui si consumò la tragedia del “Segesta Jet”, mentre la scia del ricordo si allunga come quella di una nave che continua a solcare il mare. Ma il tempo non scalfisce minimamente gli affetti e la solidarietà. Dinnanzi al dolore, gli anni non hanno dissolto il ricordo né alleviato la commozione. Cosicché, anche quest’anno, su iniziativa della Direzione Navigazione RFI, colleghi ed ex colleghi dei quattro marinai scomparsi, primo fra tutti il comandante Sebastiano Pino, già presidente del S.A.S.Ma.N.T, hanno voluto commemorare il comandante Sebastiano Mafodda, il direttore di macchina Marcello Sposito, il motorista Palmiro Lauro, e il marinaio Domenico Zona.
Nel primo pomeriggio, a bordo del “Tindari”, mezzo veloce di Blu Jet, “gemello” del “Segesta”, come di consueto a partecipazione ristretta, si è svolto il primo evento in quello che ormai è un luogo sacro del ricordo, posto a 38°10’.9 nord e 15°35’.5 est, dove la “Borchard” speronò drammaticamente il ponte di comando del “Segesta”.
Alle 16,30, una Santa messa in suffragio è stata celebrata nell’atrio prospiciente la Corte di Ulisse della Stazione centrale. All’evento, come sempre molto partecipato, erano presenti autorità civili e militari, tra cui l’ammiraglio Giancarlo Russo, direttore marittimo della Sicilia Orientale, il comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Messina, Antonio Ripoli, il responsabile della Direzione Navigazione RFI, Giuseppe Marta e rappresentanti di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Polizia Municipale. Presente una delegazione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia proveniente da Villa S.G.
Un pensiero introduttivo è stato espresso da fra’ Giuseppe Migliore: “Nostro dovere è proteggere i lavoratori, pregare per chi lavora in questo e in altri luoghi. I quattro marinai sedici anni fa non ci hanno dato un addio ma un arrivederci. Essere qui oggi a ricordarli significa che loro vivono in mezzo a noi”.
Il rito è stato officiato da padre Girolamo Palminteri, Superiore della Fraternità del Santuario Madonna di Lourdes. “Le cose che accadono diventano occasione per capire il senso della vita, stringerci insieme in comunione, fare in modo che certe cose non accadano più”. Così il sacerdote nell’omelia. “Siamo qui a pregare per questi nostri quattro fratelli, ma anche per gli altri e le altre che si spendono in questi luoghi per prestare servizio verso la società civile, per il bene comune”.
Dunque, tocca con mano la realtà al cospetto della platea: “Oggi non siamo qui radunati per un motivo di fede, oggi ci raduna l’umanità”.
A seguire, si è rinnovato il momento di raccoglimento intorno al monumento dedicato ai quattro marinai, posto nel piazzale della Stazione marittima. Il comandante Sebastiano Pino è da sempre l’anima dell’organizzazione: “Un ringraziamento va alle autorità presenti e a tutti i colleghi e familiari che con la loro presenza testimoniano ancora una volta il valore della memoria. Un dovere che abbiamo tutti”.
Ricordo e commozione, a distanza di sedici anni. Periodo non trascorso invano: “Questo incidente allora ha scosso la coscienza di tutti – ricorda il comandante. Ci siamo chiesti subito cosa si potesse fare affinché avvenimenti simili non accadessero più”. I risvolti, frutto di tanto impegno: “Si è verificato una sorta di miracolo. Seduti intorno a un tavolo, si sono trovate delle soluzioni che ad oggi hanno migliorato senz’altro la sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina. Di questo a distanza di sedici anni ringraziamo tutti. Ricordando i nostri colleghi li onoriamo, perché così il loro sacrificio non è stato vano. Sono vittime nel compimento del proprio dovere”.
Alle 17,54, ora cruciale dell’incidente, deposizione della corona d’alloro accanto al monumento e suono delle sirene delle navi in porto.
È passato un altro anno dalla tragedia, mentre il “Segesta” continua a solcare sempre un mare di ricordi e di commozione.
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