Alla Biblioteca Comunale il libro premiato al Senato della Repubblica riconoscimento “Divinamente Donna” e Premio internazionale Paladino d’oro Palermo.
“La bambola venuta da lontano” di Serafina La Marca, premiata lo scorso 7 marzo a Roma nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, Premio “Divinamente donna” sarà presentato oggi, lunedì 22 luglio, nei locali della Biblioteca comunale del Centro nebroideo.
Il romanzo (ma non troppo) dell’autrice siciliana, apre la Kermesse letteraria “Incontri d’autore dietro le parole“ del ciclo “Aperitivo letterario” organizzato dall’Amministrazione comunale in sinergia con il suo polo culturale. A presentare il libro – che stato premiato anche alla Rassegna Cinematografica Internazionale Paladino D’oro, Special Prize, a Palermo, al Politeama il 21 Novembre 2021 saranno, dopo i saluti istituzionali della sindachessa Veronica Maria Armeli, i relatori Salvatore Sidoti Pinto, Carmelino Emanuele e Enzo Caputo.
La “cornice musicale” sarà curata da Silvia Fazio. La bambola venuta da lontano nelle parole di Goffredo Palmerini Il romanzo riesce ad abbinare, in maniera pregevole, il suo elemento esistenziale, in cui la protagonista partecipa il lettore del suo universo interiore, del mondo famigliare, sociale, sentimentale che la avvolge, a un elemento fantastico dal forte significato simbolico. Questo elemento è rappresentato dalle confidenze di Benedetta con “la bambola venuta da lontano”, Behla, l’amico lupo, la formichina, il fantasma blu.
Ognuno di questi singolari personaggi interpreta un ruolo sempre coerente con quello che gli è stato assegnato. Nell’individuare i punti forza, di attrazione, di originalità del romanzo, il principale risulta proprio questo: l’avere amalgamato in maniera credibile due elementi così diversi e, come l’esperienza ci insegna, così difficili da mettere insieme, quali sono l’esistenziale e il fantastico. Facendo questo è stato compiuto un piccolo miracolo. Infatti, quando nel corso degli eventi vediamo irrompere nella storia il fantastico, invece di scandalizzarsi e sobbalzare sulla sedia come lettori, ci sembra invece la cosa più normale del mondo, quasi naturale, addirittura. E certo, ci verrebbe da dire, chi altri può consegnare a Benedetta un bigliettino, che racchiude il senso della sua vita e il compito che deve assolvere per conquistare la sua agognata libertà, se non una formichina che lo estrae da una vecchia campana? Se tutto questo si realizza è perché, fin da subito, la voce narrante riesce a coinvolgere il lettore, facendogli accettare con naturalezza l’originale registro narrativo e quella duplice presenza: il fantastico e una concreta realtà personale e sociale che potrebbe essere quella di ognuno di noi, tanto è verosimile. Non c’è dubbio che l’istinto del lettore comprenda fin da subito tutto questo, perché gli presentato con sorprendente naturalezza.
La voce del romanzo è una voce coinvolgente dal punto di vista emotivo e istintivamente spinge il lettore a gettare un filo di simpatia con Benedetta e a partecipare alle sue vicende, non solo quelle “fisiche”, l’incontro con lo straniero, le fughe, la sua vita in un’altra nazione, i suoi ritorni, ma soprattutto quelle intime e morali. Le considerazioni di Benedetta diventano facilmente le considerazioni del lettore. Per riassumere il nostro è un romanzo più che esauriente nel descrivere gli universi morali dei personaggi: ottima caratteristica per uno scrittore! Alla fine della lettura ci sembra veramente di avere camminato insieme a Benedetta dalla sua infanzia alla sua adolescenza al suo diventare donna. Anzi verrebbe da dire “in Benedetta”.
Enzo Caputo
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