Le famiglie cacciate e i militanti di CasaPound occupano la terrazza: “Non ci muoviamo se Raggi non ci riceve … siamo pronti a farci arrestare tutti”. Ed intanto domani mattina non vi sarà la direttissima, quindi Simone Di Stefano e gli altri 3 militanti in stato di fermo trascorreranno in carcere sicuramente anche tutta la giornata di domani e la notte di venerdì. I fatti visti dai vari punti di vista. Gabriele Adinolfi ha così commentato “Quello che è accaduto nella giornata di giovedì a Roma è inquietante e vergognoso. Un potere sempre più lottizzato, servo dei palazzinari e che flirta con gli ultimi arrivati ha riesumato il volto crudo della prepotenza bovina. Simone Di Stefano e altri tre militanti di CasaPound sono in prigione per “resistenza” per avere osato difendere l’alloggio di famiglie italiane gettate in strada dalle stesse combriccole che riempiono via Cupa di immigrati irregolari e che ci lucrano su. Come probabilmente lucreranno sull’alloggio sgombrato a via del Colosseo. Certi che la prigione temprerà gli animi, solidarietà piena ai camerati arrestati!”.
“Vergogna Campidoglio: dopo aver fatto mettere in mezzo alla strada famiglie italiane con disabili, bambini, anziani, il sindaco Raggi fa arrestare dai vigili urbani chi ha pacificamente tentato di resistere allo sgombero.
Se questa è la Roma a Cinque stelle, c’è da rimpiangere Marino”.
Così il leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone, dopo lo sgombero di via del Colosseo 73, – ieri – durante il quale sono stati arrestati 16 militanti di Cpi, tra cui il vicepresidente del movimento ed ex candidato sindaco di Roma Simone Di Stefano e uno degli occupanti, tra l’altro in cattive condizioni di salute.
A essere stati cacciati, senza che sia stata loro offerta nessuna sistemazione alternativa, sono una signora anziana, diabetica e con gravi problemi a deambulare, e una famiglia con un bambino affetto da una disabilità.
Per lasciare le due piccole case in cui vivevano da oltre trenta anni, avevano chiesto al Campidoglio di trovare loro un’altra sistemazione, anche in un bungalow, purché la famiglia potesse stare insieme.
Il Comune meno di un mese fa li aveva convinti a lasciare l’appartamento promettendo una sistemazione in un residence poi risultata falsa e le famiglie sono state costrette a rioccupare.
Ieri lo sgombero con la forza pubblica e gli arresti.
“L’arresto Simone Di Stefano e degli altri nostri militanti è un gesto arrogante e intimidatorio nei confronti di chi, in maniera peraltro del tutto pacifica, sta difendendo i diritti calpestati di italiani in difficoltà – sottolinea Iannone – La signora Laura e la famiglia di Massimo sono stati abbandonati da tutti: non un assessore, un consigliere comunale, un funzionario dell’amministrazione hanno speso una parola per loro. Sono stati prima ignorati, poi ingannati, quindi perfino malmenati e arrestati da chi è istituzionalmente preposto a tutelarli. Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se al loro posto ci fossero state due famiglie di immigrati”.
“Laura, la famiglia di Massimo e tutti i militanti di CasaPound che li stanno sostenendo nella loro battaglia di giustizia hanno subito inscenato in Campidoglio. Hanno occupato la terrazza, stanno aspettando che si smetta di parlare di Olimpiadi e si torni a occuparsi dei problemi dei cittadini, quelli veri. La Raggi lo ha detto tante volte, ora non le resta che metterlo in pratica. Quanto a noi, lo abbiamo già dimostrato, per difendere i diritti degli italiani siamo pronti a farci arrestare tutti”
Questo è quanto pubblicato sulla pagina facebook del movimento
Così lo racconta il Fatto Quotidiano
Simone Di Stefano è finito in manette.
Il vicepresidente di CasaPound Italia, ex candidato sindaco di Roma alle amministrative di giugno, è stato arrestato dalla Polizia municipale nel corso di uno sgombero avvenuto nelle scorse ore a Via del Colosseo, nel pieno centro di Roma. Insieme ad alcuni militanti del suo movimento neofascista, Di Stefano aveva cercato di impedire che due famiglie venissero sfrattate da uno stabile di proprietà del Comune. I manifestanti sono entrati nell’edificio, raggiungendo il tetto ed esponendo i tricolori in segno di protesta.
Presente all’iniziativa anche Gianluca Iannone, presidente di CasaPound.
IL TEMPO
Dalle finestre sono volati mobili, travi, transenne, ma anche olio, salsa di pomodoro, uova, farina, vino e detersivi. Ieri mattina il rione Monti si è risvegliato in trincea. Per dare esecuzione a un decreto di sgombero della Procura di Roma, circa 60 agenti della Polizia locale hanno fatto irruzione nella palazzina che si trova al civico 73 di via del Colosseo, a due passi dai Fori Imperiali.
L’immobile, di proprietà del Comune, era stato occupato abusivamente. Per evitare che le forze dell’ordine liberassero lo stabile, i militanti di CasaPound si sono asserragliati al suo interno. Poi, dopo tre ore dall’inizio del blitz, hanno tentato la fuga dai tetti. Raggiunti dalla polizia, hanno ingaggiato una colluttazione per strada. Sedici componenti dell’organizzazione di destra, tra cui il vicepresidente ed ex candidato a sindaco Simone Di Stefano, sono stati arrestati con l’accusa (a seconda delle posizioni) di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti e lesioni nei confronti di tre agenti finiti in ospedale.
Tutto è iniziato intorno alle 8,45 del mattino. Il sostituto procuratore Michele Nardi, titolare del fascicolo d’indagine per occupazione abusiva dell’edificio di via del Colosseo, si è recato sul posto, accompagnato dal comandante generale dei Vigili Diego Porta e dal vice comandante Antonio Di Maggio. Il pm ha chiesto “con le buone” a Di Stefano di liberare l’immobile. La risposta è stata irremovibile:
«Questa è casa nostra». Il leader di CasaPound, dopo aver chiamato a raccolta altri militanti, si è trincerato con loro dentro il palazzo di tre piani, sbarrando l’ingresso con mobili, transenne e catene. Dalla finestra gli attivisti hanno srotolato un manifesto col volto di Virginia Raggi e la frase da lei pronunciata alcuni mesi fa:
«Non faremo sgomberi coatti e aiuteremo gli occupanti a trovare una ricollocazione».
A quel punto è scattata l’operazione coordinata dai “pizzardoni” del gruppo Sicurezza pubblica ed emergenziale (Spe) e del nucleo delle Politiche Abitative, con il supporto della Celere. Un uomo sulla cinquantina che abitava senza titolo nel palazzo ha cercato di opporsi: è stato ammanettato e portato via. Subito dopo i fabbri hanno forzato il portone con un piede di porco e poi con un frullino hanno divelto le catene. Nel frattempo, i militanti gettavano dall’alto contro le forze dell’ordine tutto ciò che gli capitava tra le mani: acqua, farina, uova, olio, conserva di pomodoro, vino rosso e addirittura spumante. A un certo punto, alcuni agenti hanno urlato: «Questa è urina!». Completamente zuppi e sporchi di farina e pomodoro, gli uomini della municipale sono riusciti a superare la barriera di transenne erette per impedire l’accesso alla tromba delle scale. Poi, raggiunto il primo piano, hanno iniziato a gettare dalla finestra i mobili che ostruivano il passaggio. Intanto i ragazzi di CasaPound sono saliti sul terrazzo e hanno iniziato a sventolare il tricolore, urlando indignati: «Questa è l’Italia. Vergogna!».
Dopo circa tre ore e mezzo dall’inizio dello sgombero, i militanti si sono dati alla fuga. Non potendo scendere dall’ingresso principale, sono scappati dai tetti. Gli agenti li hanno inseguiti su via dei Fori Imperiali. Ne è nata una coluttazione, tre uomini delle forze dell’ordine sono rimasti feriti.
Di lì è scattato l’arresto per 16 degli attivisti di estrema destra, tra cui lo stesso Di Stefano che aveva coordinato la resistenza. Sono stati registrati numerosi danneggiamenti: gli occupanti hanno distrutto la scala di accesso al terrazzo.
È stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per poterlo raggiungere. Nel frattempo un altro gruppo di militanti dell’organizzazione di estrema destra ha pacificamente occupato, e poi sgomberato, la terrazza del Campidoglio per protestare contro il blitz della Municipale e gli arresti dei 16 attivisti. CasaPound ha spiegato in una nota che «ad essere stati cacciati, senza che sia stata loro offerta nessuna sistemazione alternativa, sono una signora anziana, diabetica e con gravi problemi a deambulare, e una famiglia con un bambino disabile. Per lasciare le due piccole case in cui vivevano da oltre trenta anni, avevano chiesto al Campidoglio di trovare loro un’altra sistemazione, anche in un bungalow, purché la famiglia potesse stare insieme. Il Comune meno di un mese fa li aveva convinti a lasciare l’appartamento promettendo l’alloggio in un residence, poi risultata falsa, e le famiglie sono state costrette a rioccupare». Dodici degli arrestati sono stati rimessi in libertà ieri sera. CasaPound ha fatto sapere che «Di Stefano e altri tre militanti passeranno la notte in carcere».
Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound, e un’altra decina di persone sono state arrestate dagli agenti della polizia di Roma Capitale nel corso dello sgombero di due famiglie in stato di indigenza in via del Colosseo 73, a Roma. A quanto si apprende l’operazione è guidata dai vigili urbani e concordata con la magistratura. Sul posto, a quanto si apprende dalla questura di Roma, c’è anche la polizia che sta svolgendo solo funzioni di supporto.
Ma la storia che ha portato oggi all’arresto di Di Stefano va raccontata dal principio. Comincia quando nell’ambito di un programma di sgomberi di palazzi e abitazioni di proprietà del Comune di Roma nasce il caso degli inquilini della palazzina di via del Colosseo. L’amministrazione aveva promesso di alloggiarli temporaneamente in un residence e di prenderli in carico in vista dell’assegnazione di un alloggio popolare. «Alla fine – spiegavano dal movimento di estrema destra – è stata trovata una soluzione. Il nucleo familiare composto da padre, madre e figlio non sarà più diviso ma troverà ospitalità al camping Fabulous. Anche l’anziana diabetica che prima di rioccupare era stata spostata al camping River, dove vivono i nomadi, troverà posto nella stessa struttura». Alla fine però, secondo la versione degli occupanti, il comune non ha mantenuto la parole e il dipartimento per le politiche sociali del Campidoglio aveva detto che la situazione delle due famiglie “non era d’interesse del Comune”, sempre secondo gli occupanti. A quel punto la casa è stata per la seconda volta rioccupata, fino allo sgombero di oggi.
Intanto una delegazione di una ventina di militanti di Casapound sta manifestando in piazza del Campidoglio contro lo sgombero. “Siamo qui – ha detto Alberto all’agenzia Omniroma – per chiedere conto alle istituzioni di quanto accaduto. Il Campidoglio deve farsi carico di questa situazione di emergenza abitativa, non si può gestire la vicenda con la forza pubblica, senza proporre nessuna soluzione”. I militanti di Casapound hanno polemizzato contro “la violenza con cui è avvenuto lo sgombero nei confronti di due famiglie, entrambe in disagio sociale e residenti nello stabile sgomberato da 30 anni”. Nel dettaglio, si tratterebbe di una anziana donna affetta da diabete e in parte disabile, e di una famiglia di 4 persone, con genitori disoccupati e due figli, di cui uno minore con problemi di salute. Secondo quanto riferisce Casapound, durante lo sgombero “padre e figlia 18enne sono stati ammanettati e portati via”.
All’operazione di sgombero hanno partecipato circa 60 agenti, appartenenti ai gruppi SPE e nucleo delle Politiche Abitative. Nello stabile, “al momento dell’irruzione, erano presenti – riferisce la municipale – numerose persone che hanno ostacolato l’intervento degli agenti dapprima dalle finestre, gettando in strada masserizie e suppellettili e lanciando verso gli operanti farina, olio, uova, conserve di pomodori e altri materiali”. Per entrare nello stabile gli agenti hanno dovuto forzare le barriere che gli occupanti avevano frapposto per impedire l’accesso alla tromba delle scale. Si sono verificati numerosi danneggiamenti: è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per raggiungere il terrazzo, poiché gli occupanti avevano distrutto la relativa scala di accesso. Al termine delle operazioni alcuni agenti hanno avuto bisogno di essere medicati presso l’ospedale. Per quanto riguarda gli occupanti, 16 persone, le stesse sono state tratte in arresto per resistenza, danneggiamenti e lesioni nei confronti degli agenti operanti. Attualmente gli arrestati sono piantonati presso il comando generale.
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