Mai detto popolare è stato significativo per parlare dell’arte del madonita Enzo Rinaldi e dei suoi esordi a Petralia Soprana. Una scatola di chiodi, un lavoro da artigiano del legno e una sofferenza da urlare all’indifferenza che lo circonda.
Dai chiodi l’incipit della sua arte. Uniti ad altri con della resina, i chiodi creano incredibili ed inquietanti sculture, un linguaggio nuovo per esprimere l’esperienza personale, il dramma interiore dell’artista, il suo dissenso nel mondo.
L’arte di Rinaldi prende spunto da materiali di scarto, i chiodi e non solo, da elementi poveri che, nelle sue abili mani, diventano forme artistiche portatrici di sentimenti, inquietudini, vuoti da colmare.
Nel 1995 la prima mostra fotografica, allestita anche su incoraggiamento del popolare Antonio Albanese a Petralia Soprana nel 1995, lo fa conoscere al pubblico.
La nascita della sua insolita forma espressiva è del 2008 con la scoperta di un nuovo mezzo espressivo, il chiodo, che consegnerà la sua arte a quel movimento che va sotto l’espressione di Art Brut, oggi Outsiderart. Rinaldi crea un’arte a dir poco selvaggia, dura, estremamente sincera ed immediata, che quasi trafigge.
Le sue prime opere, dopo la prima mostra del 2009 a Petralia Soprana, sono autobiografiche. Protagonisti indiscussi sono la sofferenza dell’uomo, il male di vivere, lo smarrimento nei confronti della vita.
Successivamente le sue opere diventeranno concettuali.
Qui la sofferenza è quasi sublimata e consegnata ad un linguaggio universale.
Il talento di Rinaldi nasce dall’isolamento nelle Madonie, nelle sue opere la luce acquista un ruolo fondamentale per la fruizione della scultura, fatta delle molteplici spigolosità che il materiale usato produce.
Dalle spigolosità di donne che in passato venivano rappresentate, grazie ad un sapiente gioco di luci oggi le sculture si possono trasfigurare in creature sinuose e rotonde che la mano dell’uomo è quasi tentato di accarezzare.
L’arte di Rinaldi è popolata di fantasmi vecchi e nuovi che il chiodo, con i suoi innumerevoli intrecci che legano e allo stesso tempo dividono, deve e vuole sconfiggere.
Maria Antonietta D’Anna
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