Il provvedimento cautelare in carcere è stato emesso dal gip del Tribunale di Marsala. L’arresto è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Trapani, che hanno lavorato assieme ai militari del Ros e agli specialisti dello squadrone eliportato cacciatori di Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Marsala. Le indagini sono state condotte con il supporto del Ris di Messina. In trepidante attesa la famiglia Mirarchi. “E’ totalmente vicina all’Arma dei carabinieri, con cui ha un rapporto speciale e con cui continua a intrattenere rapporti di estrema fiducia”, dice l’avvocato dei familiari, Giacomo Frazzitta. “La giustizia non potrà ridare la vita al maresciallo Mirarchi, ma potrà fare luce sulla vicenda – aggiunge – I familiari sono in attesa di conoscere i dettagli dell’indagine e si congratulano con il Comando provinciale dei carabinieri e il procuratore Vincenzo Pantaleo”.
Mirarchi e il suo collega erano impegnati nella ricerca di una serra, in contrada Scacciaiazzo. I due militari erano entrambi in borghese, quando furono raggiunti dal fuoco; il maresciallo fu colpito a un rene e all’aorta. Soccorso dal collega, fu portato immediatamente all’ospedale di Marsala dove venne sottoposto a un primo intervento chirurgico durante il quale gli fu asportato un rene. Poi il trasferimento in elisoccorso a Palermo, nel reparto di chirurgia vascolare dell’ospedale Civico per una nuova operazione. L’intervento andò a buon fine, ma il carabiniere, gravemente ferito e debilitato, morì poco dopo per arresto cardiaco. Originario di Catanzaro, il maresciallo Mirarchi ha lasciato la moglie e due figli. Il primo a manifestare cordoglio per la morte del carabinieri fu il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
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