Tentativo di rapimento, insiste la procura di Ragusa. Un sequestro vero e proprio, ribattono i genitori della bimba di 5 anni che lo scorso martedì, sul lungomare di Scoglitti (Ragusa), è stata presa in braccio dall’indiano Ram Lubhay, 43 anni, per non oltre 45 secondi, allontanandosi per non più di 10 metri, trapela dal verbale che contiene le dichiarazioni di un testimone.
Il pm Giulia Bisello, codice alla mano, sulla base del rapporto dei carabinieri e senza sentire Lubhay, aveva deciso di non convalidare il fermo. Bersagliata dalle polemiche, dal disappunto di cittadini che hanno sommerso di telefonate il centralino del 112, ieri ha convocato e interrogato a lungo l’indiano, confermando la sua linea: il reato di tentato rapimento non prevede l’arresto, ma la denuncia a piede libero. Una scelta che il procuratore della Repubblica, Carmelo Petralia, difende senza esitazioni.
E davanti alla decisione del ministro della Giustizia Andrea Orlando di avviare accertamenti sulla vicenda, rincara la dose: “Rientra nei suoi poteri dice Petralia ma avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e che è fatta segno di pesanti e volgari offese di internauti, esponenti politici e non, annunciando che della questione si occuperà la procura di Messina alla quale trasmetteremo gli atti e i documenti di cui siamo in possesso.
La mamma della bimba non le manda a dire: Questa legge mi fa vomitare.
Ci è stato detto che l’indagato non ha concluso il reato: lo dovevamo perdere di vista per poter dire che stava portando via la nostra bambina.
E spiega che l’indiano, si è fermato perché noi l’abbiamo bloccato. La teneva molto stretta a sé, con il faccino quasi sotto la sua ascella.
Speravamo che questa persona venisse anche solo espulsa dall’Italia.
Funziona così la giustizia in Italia? Se l’immigrato fosse riuscito nel suo intento allora si sarebbe potuto procedere con la carcerazione. Poiché è stato fermato dalle urla della gente, allora è come se non avesse mai commesso nulla.
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