I Forconi sono senza alcun dubbio il fenomeno del momento, che si tratti di uno dei tanti sfoghi repentini quanto poco duraturi dovuti alla crisi oppure una realtà capace di espandersi questo lo si vedrà, però a questo fenomeno, e a tutto quello che ruota attorno ad esso, va dato l’indiscutibile merito di aver focalizzato l’attenzione su una delle problematiche, se non proprio la madre di tutti i problemi: l’assenza di sovranità monetaria.
Questo tema sarà uno degli spunti delle elezioni europee della prossima primavera, tanto da essere etichettata ormai come vera e propria bandiera dei antieuropeisti degli altri paesi, Front National francese e Alba Dorata in primis.
C’è però un che, nel silenzio più totale dei media italiani e non solo, sta attuando una vera e propria rivoluzione monetaria che ha un solo precedente nella storia contemporanea (in Germania nel 1939) ed è l’Ungheria.
Con un anno circa d’anticipo l’Ungheria ha colmato i 2,2 bilioni di euro da dare all’FMI arrivando all’azzeramento del debito. Di fatto adesso l’Ungheria emette moneta senza debito, ovvero non bisognerà più tassare i cittadini o aumentare i tassi d’interesse per pagare debiti extra nazionali ma solo per ricoprire i servizi.
Ovviamente il fatto che l’Ungheria non faccia parte dell’UE eabbia mantenuto la propria moneta storica, il fiorino, ha permesso al governo di attuare delle norme adatte alla situazione specifica del paese e non le disposizioni generali provenienti da Bruxelles.
La svolta però è arrivata subito dopo l’estate quando Orban nomina presidente della Banca Centrale Ungherese il Ministro dell’Economia Gyorgy Matolcsy, al posto di Andras Simor che godeva della stima di guru della finanza mondiale come Mario Draghi, Bernanke e dei più importanti rappresentanti politici come la Merkel e il Presidente americano Obama.
Questo provvedimento, che è di fatto una vera e propria nazionalizzazione, è suonata ai più come una vera e propria sfida alla politica di Austerity imposta dall’Europa.
E dire che qualche avvertimento il governo magiaro l’aveva dato, visto che lo stesso Matolcsy aveva avvertito sulla necessità che Governo e Banca centrale cooperino tra di loro definendo di fatto un errore immettere nell’economia nazionale denaro a basso costo proveniente dalla Bce.
Ha fatto invece molto rumore il silenzio con cui è stata affrontata la vicenda se non per denigrarla o criticarla visto che quest’azione del capo del governo ungherese è stata interpretata come un affronto al mondo libero, economico e finanziario rappresentato dalla Bce e dal FMI di fatto allontanato dall’Ungheria una volta estinto il debito.
I rapporti sono ormai davvero ai minimi termini tra il paese magiaro e l’UE dopo che lo scorso 28 novembre, lo stesso Matolcsy ha chiesto le dimissioni del commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari, il finlandese Olli Rehn.
Insomma l’Ungheria non piace all’Europa e viceversa, però questi provvedimenti stanno portando segnali di miglioramento timidi ma veloci come l’abbassamento del tasso di disoccupazione dal 10,9% al 10,3 %, mentre in Italia è del 12 % e la media europea non scende sotto l’11 %.
Sono notevolmente diminuiti i costi per i servizi minimi come i biglietti per il trasporto pubblico (compresi gli abbonamenti per gli studenti universitari) e l’energia elettrica ed anche, addirittura, i costi di macellazione della carne di suino.
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