Il processo alle streghe che alla fine del ‘500 caratterizzò e terrorizzò la vita sociale\religiosa di Patti, diventa un tassello del cartellone artistico del Museo Pitrè di Palermo di questo fine anno.
La rassegna “Accendiamo una luce al Museo Pitrè”, si svolgerà sino al 6 gennaio
Torna in attività dopo cinque anni il “Museo Pitrè”, a conclusione dei lavori di completa riorganizzazione dell’allestimento.
Le Majare andranno in “scena” oggi alle ore 18,00
La riapertura del Museo Etnografico Siciliano – anche se per certi versi virtuale in quanto il sito non è ancora aperto al pubblico – è stata fatta in occasione dell’anniversario dalla nascita di Giuseppe Pitrè, avvenuta nel 1841 in un’umile casa del quartiere del Borgo Vecchio.
La rassegna “Accendiamo una luce al Museo Pitrè”, si svolgerà sino al 6 gennaio: performances in streaming ispirate alle tradizioni popolari, saranno trasmesse direttamente dalle sale del museo.
Tra i vari appuntamenti anche il progetto teatrale originale Le Majare che nasce da uno studio sulla fascinazione di maghe, majare e donne di fora, spiriti benigni e maligni che per secoli hanno albergato nell’immaginario popolare siciliano.
Il “Corto” dello spettacolo ripreso all’interno delle sale del Museo, sarà un dialogo visivo con la location stessa, come forza creativa della sceneggiatura, rafforzata così in quegli elementi evocativi restituiti dai pezzi originali esposti all’interno del Museo.
Leggende lontane, credenze, suggestioni, usi e costumi popolari costituiscono l’ossatura di questo testo che racconta l’immaginario collettivo, il modo di leggere la natura, di interpretare il quotidiano, di demonizzare le paure, di cercare la buona sorte, di mescolare devozione religiosa e superstizione.
La storia si ispira ad un processo realmente accaduto a fine ‘500 a Patti, potente sede vescovile e sede di un tribunale della Santa Inquisione: qui i contorni territoriali si disperdono nelle vicende europee di una assurda caccia alle Streghe che spesso confondeva il bene e il male, condannando ingiustamente vittime innocenti.
La Majara Vincenza Geraci, infatti, magistralmente interpretata da una intensa Giuditta Perriera, restituisce la forza di chi, usa il potere salvifico della “magia” per aiutare la povira genti, Cinzia Maccagnano veste superbamente e tragicamente i panni di una Badessa che usa, invece, il suo Potere per condurre una fine e sottilissima strategia di conservazione degli equilibri personali e nello stesso tempo politici.
Il suo piglio sembra essere ispirato da forze non certo benefiche.
Marta Cirello e Gemma Lo Bianco rappresentano la metafora e della superstizione popolare e della stessa maiarìa: suggestivi e ammalianti i riti inscenati di cui sono protagoniste.
Altrettanto interessante il cameo riservato ad Antonio Silvia, il banditore reale che annuncia il movens di tutta la vicenda.
Le musiche composte da Salvo Nigro donano l’allure all’intera pièce: qui non c’è solo con il sound popolare ma l’intreccio con la musica cinquecentesca in una felice contaminazione al fine di di sottolinearne a pieno i passaggi emotivi.
Sapiente e incisivo il montaggio del bravo Ugo Flandina.
Nota particolare per Anna Ricciardi, è sua la Drammaturgia ed il progetto artistico, già messo in sena due anni fa nel borgo antico di Patti. La Ricciardi – da sempre direttrice artistica anche del Tindari Festival – crede in questo progetto che potrebbe avere un futuro e sul quale si sono attenzionate le benevole critiche degli addetti ai lavori.
La grafica è di Massimo Scaffidi mentre l’organizzazione tecnica è curata da Valentina Enea. Un merito, a priore, va alla produzione del lavoro, il Teatro dei due Mari, che conferma l’interesse della storica associazione per la ricerca e la sperimentazione di testi classici a tutto tondo.
Lo Shortfilm sarà visionabile su
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