Lontano dai fugaci frastuoni passatempo, dalle solite fumisterie elettro-ipnotizzanti, dagli artifici consueti ed eccessivi che caratterizzano in una isteria collettiva e omologante tutto quanto, quest’anno ho deciso di “festeggiare” la fine dell’anno in un posto davvero particolare. “Festeggiare” ovviamente si fa per dire.
Credo sia stata più che altro una festa dell’ascolto, e della tentata comprensione.
Una sorta di abbozzata solidarietà a dir poco disarmante.
Dopo la forzosa cassa integrazione che dal luglio 2011 li vorrebbe costringere verso una virtuale mobilità dagli effetti purtroppo concreti,dagli orizzonti incerti e alquanto precari, essi hanno deciso di continuare ad oltranza la loro disperata sollevazione.
Per di più, e come se non bastasse, per concludere, diciamo, l’anno in bellezza, essi, in tutto 59, sono stati licenziati in blocco il 21 dicembre, senza alcuna possibilità di appello. Motivazione? L’invadente crisi economico-finanziaria?
Nonostante il lavoro non manchi affatto, a giudicare dagli sguardi esterrefatti degli stessi operai, i quali indicavano spazi (anche fisici) e prospettive future di lavoro enormi.
Dico la verità: eravamo un po’ titubanti all’inizio, io e i miei amici, all’idea di dovere trascorrere la vigilia del primo gennaio più tempo in autostrada che in altri posti forse, quando poi invece, presi da auto-imposto spirito di iniziativa solidale ci siamo avventurati con macchine fotografiche e telecamera.
Volevamo documentare infatti un capodanno “diverso”,pur stando in mezzo a gente “normale” che si ritrova a lottare per difendere il posto di lavoro.
Già, il lavoro. Proprio come recita inesorabile quel primo articolo della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul ….».
Gli operai, quei grandi uomini semplici dal cuore immenso, individui pieni di umiltà e dignità che ho visto ieri sera su quella nave se ne sono ricordati e come.
E tentando di spiegarci l’inspiegabile, cioè come sia potuto accadere tutto ciò, tra furbizie e inadempienze sindacali, i metalmeccanici ci mettevano a nostro agio, sorseggiando un po’ del nostro zibibbo per farci piacere, offrendoci i favolosi dolci preparati dalle loro mogli, parlando con le lacrime agli occhi dei loro figli. Insegnandoci cosa significa sul serio lo stare assieme, siamo stati davvero bene a chiacchierare con loro, senza quasi nemmeno sentire lo scoccare della mezzanotte e i botti.
Conseguenti.
Credevo di essere in un altro mondo, in un altro pianeta. In uno spazio pieno di rabbia , tristezza, ma anche ostinazione e coraggio.
Me ne sono andato felice, rientrando nel mondo reale che in maniera assordante e indiferente festeggiava,…sentendomi spaesato.
Grazie ragazzi, tenete duro!!!
BUON ANNO A TUTTI……
fonte e foto facebook
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