Fotonotizie

RIFLESSIONI – “Sulla mia pelle”: perché il film su Cucchi è così importante?

 

Le riflessioni di Luca Saffidi Militone. Il trailer. Il link per firmare la petizione

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https://www.wired.it/play/cinema/2018/08/29/sulla-mia-pelle-trailer-stefano-cucchi/?refresh_ce=
Ho appena finito di vedere il film su Stefano Cucchi e ritengo si tratti di uno dei più importanti contributi alla storia italiana di quest’anno.
E penso questo principalmente perché appartengo a una generazione, a una comunità – quella dei social – che non va solitamente oltre le tre righe di testo. Che ha bocciato Twitter e barattato Facebook con Instagram, il post con la foto, che sceglie ogni giorno il video formato storia da pochi secondi. Per questo trasformare la storia di Stefano in un film è così importante, perché la rende più accessibile a tutti, perché conoscere una storia simile può davvero sensibilizzare e cambiare un’intera comunità.
per vedere il trailer
Una storia che possa ricordare al carabiniere di onorare la propria divisa e il proprio ruolo proteggendo il cittadino, non intimorendolo o danneggiandolo, al giudice e al medico di essere ancor più scrupolosi e pazienti nei confronti di un imputato o paziente difficile.
E magari a chiunque, anche al cittadino comune, ad essere più attento e consapevole dei propri diritti, a sapere cosa fare in una situazione simile, per evitare la sfortunata sequela di eventi che ha portato alla morte di questo nostro connazionale. Perché è sbagliato credere che quella di Cucchi sia una realtà isolata o distante dalla nostra.
La storia di Stefano Cucchi è la storia di chiunque.
È potenzialmente la storia di un ragazzo che venga beccato senza casco in motorino, coinvolto suo malgrado in una rissa, scambiato per un altro per puro caso e condotto in caserma dai carabinieri: un luogo e delle figure che dovrebbero ispirare sicurezza e protezione, non paura. Ma che proprio a causa di eventi simili, si tratti di mele marce o di atteggiamento diffuso, assumono l’aspetto di un nemico, non di qualcuno che dovrebbe proteggerci e ciò mina la nostra fiducia nelle istituzioni e nello Stato.
E credo che poco possa far sentire perduti, indifesi, traditi quanto sentirsi affidati a qualcuno che voglia farci del male, che si tratti di un poliziotto, di un medico, un secondino, un parente o una maestra d’asilo. L’aspetto su cui “Sulla mia pelle” si concentra maggiormente, riportando una ricostruzione quanto più possibile imparziale e fedele a quanto evincibile dagli atti giudiziari sul caso Cucchi, non è tanto la causa che porta Cucchi ad essere inquisito né tanto meno la sua figura, colpevole o innocente che sia, ma le gravissime violazioni di quei diritti che la nostra società e cultura considerano imprescindibili e di cui tutti dovremmo godere, universalmente, in quanto esseri umani: il diritto di poter essere difesi da un avvocato, di essere protetti dalle forze dell’ordine, di ricevere le cure mediche necessarie.
E questo perché fortunatamente e contrariamente a quanto spesso suggeritoci dai tanti leoni da tastiera che infestano l’agorà 2.0, che invocano arbitrari ergastoli o pene esemplari, o magari il ritorno alla pena di morte, sulla base della gravità percepita dello specifico reato, la legge tutela ed è giusto che tuteli anche gli inviolabili diritti dell’imputato.
Alessio Cremonini, regista del film, riesce nell’intento di mostrare Stefano per quello che è, senza giustificarlo o esaltarlo, anzi colpevole delle accuse a suo carico e in parte responsabile, con i suoi silenzi e il suo ostruzionismo, del drammatico precipitare delle sue condizioni, ma al tempo stesso lo mostra vittima di un’ingiustificabile violenza da parte dei carabinieri, ma anche delle tante negligenze e leggerezze degli “scarica barile” coinvolti in questo caso e infine vittima dell’arzigogolato insieme di norme e burocrazia che hanno impedito persino ai suoi familiari di aiutarlo o anche solo di vederlo un’ultima volta prima della sua morte.
Questo film, come i film sulle stragi di mafia, sui fatti della scuola Diaz, sulla Shoah e sui grandi delitti contro l’umanità, ha lo scopo di educare e informare su una realtà storica in maniera tale che certi errori possano essere quanto meno non ripetuti. E ciò non può che passare dalla scelta di una modalità il più possibile imparziale, veritiera e fruibile della realtà che si vuole diffondere. Voglio credere, e sperare che gli autori siano riusciti in tal senso.
Di certo, con l’uscita del film oggi, a distanza di 9 anni dal tragico avvenimento, hanno permesso di tornare a parlarne, di rendere questa storia di nuovo attuale, di non dimenticarla e rendere meno dolorosamente inutile la morte di un nostro coetaneo. Di dare manforte a Ilaria Cucchi, ai genitori e a tutti coloro che, ancora oggi, chiedono giustizia e garanzie per il futuro, per tutti.
Luca Scaffidi Militone
per firmare la petizione
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Redazione Scomunicando.it

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