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TAGLI & FINANZIARIA REGIONALE – Per esempio: Brolo, nel prossimo consiglio comunale, avrà solo 12 consiglieri

 

Ed emergono incongruenze e sprechi, mentre Crocetta tira dritto e mette nero su bianco sottoscrivendo il testo ufficiale della Finanziaria da presentare sia all’Ars sia a Palazzo Chigi, dove è in corso la trattativa sul buco di bilancio pari a 3,5 miliardi di euro.

Tra le certezze: l’equiparazione immediata delle pensioni dei regionali a quelle degli statali, e sul fronte dei costi della politica il recepimento immediato della normativa nazionale in tema di stipendi e numero dei componenti di giunte e Consigli comunali.

Ad esempio, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha una busta paga mensile di 10.093 euro lordi. Superiore anche a quella del primo cittadino di Milano, cui spetta un’indennità di 9.124 euro ma che subito dopo l’elezione se l’è ridotta a 5.930 euro.

Orlando prende più di Ignazio Marino, sindaco di Roma – 9.762 euro lordi al mese.

Stesso discorso vale per i consiglieri comunali.

I cinquanta eletti a Sala delle Lapidi  –  con un gettone di presenza da 156 euro lordi per un massimo di 21 sedute mensili  –  ogni 30 giorni portano a casa uno stipendio da 3.276 euro lordi.

Mille in più dei colleghi della Capitale.

Nei tagli anche il compenso per i sindaci siciliani che sarà ridotto di circa il 20 per cento.

Nel testo della Finanziaria c’è poi il taglio del numero di componenti dei Consigli comunali: a Palermo ne saranno eletti al massimo 40, a Catania e Messina 36, a Siracusa 32. Ancora, i Comuni tra i 50 a i 99 mila abitanti ne avranno 28, quelli superiori ai 30 mila abitanti 26, quelli oltre i 10 mila abitanti ne eleggeranno 16. E, infine, i Comuni oltre i tremila abitanti eleggeranno 12 consiglieri, e sotto questa soglia solo 10.

Altro accordo raggiunto nel governo riguarda l’inserimento delle norme sulle pensioni dei regionali. Il testo, al momento, prevede l’equiparazione immediata del calcolo delle pensioni dei dipendenti di Palazzo d’Orleans a quelli degli statali. Sia per l’assegno di quiescenza sia per il calcolo della liquidazione. E questo vale anche per gli assunti prima del 1986, che al momento hanno un trattamento molto agevolato che porta ad avere una pensione pari al 110 per cento dell’ultimo stipendio. Un assurdo.

Per venire un po’ incontro ai malumori dei novemila regionali assunti prima del 1986, prevista una finestra dal 2016 al 2020 che consentirà ai regionali di andare in pensione con le norme pre-Fornero, cioè con la cosiddetta quota “96” tra anzianità anagrafica e di servizio. Ma anche per chi usufruirà della finestra ci sarà un taglio di pensione e liquidazione pari al 10 per cento. I tagli coinvolgeranno anche le pensioni di reversibilità.

fonte- La Repubblica

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