“La mia colpa è aver ridotto da 160 mila a 100 mila euro il finanziamento a un’inziativa di musica classica, a cui partecipavano venti persone in tutto e per giunta ricche”, si sfoga Grasso, assessore da 18 mesi.
E di aver investito risorse in iniziative come Trame, il festival dei libri sulla mafia diretto dal giornalista dell’Espresso Lirio Abbate. Che nella prima edizione, a giugno, ha visto centinaia di cittadini partecipare a cinque giorni di dibattiti su un argomento che da quelle parti raramente si discute nelle pubbliche piazze, specie per iniziativa delle amministrazioni comunali.
“Trame continuerà, stiamo per presentare una fondazione”, assicura l’assessore dimissionario.
“Alla base della mia scelta, che è irrevocabile, c’è il malessere e la difficoltà di portare avanti il lavoro, sono giunto alla conclusione che non ci sono le condizioni per portare avanti la guerra”, continua Grasso, commerciante siciliano che da Capo D’Orlando, in provincia di Messina, vent’anni fa ha dato origine a un importante movimento antracket.
“In questi 18 mesi la questione che più di tutte mi è pesata ed è uno degli elementi delle mie dimissioni, è che non siamo riusciti a costruire una sintonia tra il progetto culturale pensato e il modo di come la macchina del Comune si è mossa”.
A complicare il tutto è arrivato il caso Augias. Il 16 novembre il giornalista risponde a una lettera indirizzatagli da Francescantonio Pollice, direttore artistico dell’ Ama Calabria (Associazione manifestazioni artistiche), che lamenta il taglio dei finanziamenti della stagione concertistica.
“Non so chi sia l’assessore Grasso né quali ragioni lo abbiano spinto”, è la risposta secca del giornalista. E dopo aver elegiato la manifestazione che ha portato in Calabria big come Salvatore Accardo e l’Orchestra Verdi, conclude: “L’assessore Grasso evidentemente non ha riflettuto abbastanza. Se le ragioni per le quali ha deciso ciò che ha deciso lo lasciano libero di farlo, sappia che è in tempo per rimediare a questa vergogna”.
“Quando sono arrivato a Lamezia”, ha spiegato Grasso in una conferenza stampa, “ho trovato una situazione cristallizzata nella quale erano sempre gli stessi che partecipavano, usufruivano e gestivano i finanziamenti comunali.
Purtroppo era come se la politica culturale del Comune venisse delegata a queste associazioni”.
Quanto all’incidente con Repubblica, ha aggiunto, “non fuggo perché mi sono spaventato di Augias, anche se è chiaro che in questa battaglia ho un fucile ad acqua e lui ha una batteria”.
Poi conclude lo sfogo: “Venga Augias a fare l’assessore alla Cultura. Il suo nome l’ho sentito anche fare”.