Il Comune di Taormina esce da Taormina Arte: le sorprese non finiscono mai
di Giovanni Frazzica
L’ultima perla nella Perla dello Jonio è l’uscita del Comune di Taormina da Taormina Arte.
Perché?
Il CdA della Fondazione non ha approvato la modifica dello Statuto dell’Ente proposta dal sindaco De Luca che, se accolta, avrebbe cambiato a suo favore gli equilibri di potere nel sistema di governo dell’Ente. Ma c’è dell’altro, indubbiamente nei giorni scorsi è stata una sorpresa pe tutti la notizia della revoca dell’affidamento del Palacongressi per mancanza delle verifiche di vulnerabilità sismica dell’immobile, mentre invece meno rilievo è stato dato ad un’altra notizia sorprendente e forse politicamente più rilevante, relativa alla nomina di una consistente pattuglia di “esperti volontari” reclutati dal gotha dell’Amministrazione comunale di Messina, Sindaco in testa. Ma procediamo con ordine cercando di recuperare, al di là dei singoli provvedimenti, la visione d’insieme per capire la traiettoria e l’eventuale punto d’arrivo del nuovo sindaco di Taormina. Se questo esercizio non viene fatto si rischia di fare la fine di Totò nella famosa scenetta in cui, schiaffeggiato da un energumeno che lo apostrofava come Pasquale, reagiva dicendo “e che m’importa a me, mica so Pasquale”. In apparenza alcune iniziative del nuovo sindaco potrebbero sembrare frutto un controllo tecnico di routine o di una pignola lettura di leggi e regolamenti, ma qualche giorno addietro De Luca aveva scritto in un suo comunicato: “Non accetto lezioni da un personaggio che si sta dimostrando un truffatore seriale nelle sue funzioni di sindaco. Riscontro con amarezza ma anche soddisfazione la scomposta reazione dell’ex sindaco Mario Bolognari in merito all’azione di moralizzazione che abbiamo avviato con le prime delibere di giunta comunale per cancellare al più presto lo stupro politico e il massacro delle casse comunali che ci ha lasciato in eredità”. Un incipit dal contenuto violento e minaccioso scritto da chi, autoproclamandosi “moralizzatore”, denota una precisa determinazione volta a proseguire il lavoro della vittoria elettorale con la distruzione totale del suo avversario al fine di evitare di averlo in campo come esponente dell’opposizione nel corso del suo mandato. Né si può immaginare che Bolognari, pur con la flemma anglosassone che si ritrova, risponda dicendo “io mica so Pasquale, so Mario”.
Probabilmente, non potendolo sottomettere, lo vorrebbe umiliare, al punto di non farlo uscire di casa, neanche per recarsi alle riunioni del Consiglio comunale. Ma forse, in questa ritrovata dimensione di grandeur, non è solo lui che De Luca ha voluto umiliare, in forma più sofisticata egli ha toccato anche la dignità di diversi esponenti della governance del Comune di Messina. Con l’apparente dono della nomina di esperto volontario ha ribadito, ad esempio, che il sindaco di Messina, Comune capoluogo di Provincia e sindaco della Città metropolitana, è di fatto un suo collaboratore. Così come gli altri, fedelissimi titolari di municipalizzate, dovranno, su sua richiesta, recarsi a Taormina, certo per mettere a disposizione le proprie specifiche competenze, ma anche forse per riferire sulla conduzione degli asset della Città dello Stretto a cui sono preposti, perché il capo, per non dire il “vero sindaco” è ancora lui, a più di un anno dalla incoronazione di Federico Basile. E, tornando a Taormina, questo eccesso di autoritarismo finalizzato a massimizzare quote di potere personale, porterà una marcia in più alla cittadina jonica o farà allontanare qualcuno verso lidi più tranquilli?
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