– di Corrado Speziale –
La superstar del cinema, ospite più attesa alla 65.ma edizione del festival, al Teatro Antico ha ricevuto il Taormina Art Award, mentre nel pomeriggio aveva tenuto un incontro al Palacongressi.
Non solo due occhi azzurri e profondi come oceani, sguardi, portamento e fascino ineguagliabili. Nicole Kidman è anche e soprattutto un’attrice e produttrice che insieme ai sogni insegue sani principi e non abbandona i sentimenti.
“Buongiorno, come stai?” Le sue prime e uniche parole in italiano al pubblico del Palacongressi, accorso numerosissimo alla masterclass dell’attrice, premio Oscar nel 2002, che per la prima volta metteva piede nella Perla dello Jonio, giunta direttamente da Parigi.
“Sono stata tante volte in Italia ma è la prima volta che vengo a Taormina. E’ bellissima. Per questo lo dicono tutti. Grazie di essere qui”.
La sua passione per il cinema, in particolare Fellini. Nicole Kidman ha spiegato come il suo amore per il cinema, da ragazzina, fosse iniziato proprio con l’Italia. La sua sincerità: “Ero giovane – spiega – e non sempre capivo tutto quello che vedevo, però avvertivo che quel cinema per me aveva un senso”. E sull’influenza del suo maestro per eccellenza: “Kubrick certamente, ma anche e soprattutto Fellini”. Il suo rapporto con l’Italia: “E’ un paese che mi ha sempre accettato. Alla Mostra del Cinema di Venezia mi hanno invitato ben sette volte, quindi qui mi sento compresa e mi accorgo che il mio lavoro viene apprezzato. Per questo ho accettato subito di venire a Taormina”.
Perché il cinema italiano l’ha influenzata e fatta innamorare artisticamente.
“Quello del cinema italiano è un realismo magico. Ne sono rimasta colpita quand’ero in giuria a Cannes e a mezzanotte abbiamo visto “La Grande Bellezza”. E’ stato un momento perfetto per vederlo. Io ho sempre cercato posti dove andare, per essere un’attrice globale”. Le sue preferenze: “Cinema italiano, francese, russo, ma prima di tutto Fellini. C’è stato anche Kubrick, ma tutto cominciò con Fellini. Quando a 14 – 15 anni saltavi la scuola e andavi a chiuderti in un cinema e ti piazzavi davanti allo schermo. Immagini che non sempre capivamo ma che ti colpivano, ti toccavano in maniera viscerale, non intellettuale”.
E va nello specifico: “Tutti vogliono sempre sapere di Kubrick. E la cosa più interessante è che fra tutti i registi con cui ho lavorato non ce n’è uno che non mi abbia chiesto com’è stato lavorare con lui. E’ interessante, è vero, Kubrick e Fellini sono quelli che meritano più attenzione e destano più curiosità”.
A proposito: sono passati vent’anni da “Eyes wide shut”, celebre film di Stanley Kubrick. Il ricordo di Nicole Kidman: “E’ stato un lavoro intenso. Doveva durare tre mesi ed è durato tre anni. Quando lavori con dei “professori” vedi come affrontano la loro visione cinematografica. Stare seduta a terra nell’ufficio del regista, parlando e facendo domande, è stato come entrare in un nuovo universo, un universo parallelo”.
“A volte il tempo è il nostro peggior nemico. Quando fai un film devi avere il tempo di esplorare i personaggi senza subire la corsa contro il tempo. A volte un film può avere un piccolissimo badget ma in quei casi hai parametri in cui puoi veramente espanderti nel tempo ed esplorare artisticamente”.
Il caso delle miniserie: “C’è quando il personaggio lo puoi esplorare in sei ore. In questo caso una miniserie è una sfida molto ricca. Molte volte in un film di novanta minuti non sai che direzione prende il tuo personaggio, mentre in una serie entri di più nella parte. La cosa più difficile è ottenere il tempo e l’attenzione della gente. Già è difficile farlo per venti minuti, figuriamoci per due ore.
A Taormina sono presenti i suoi amici registi australiani, Bruce Beresford e Philip Noyce. Quest’ultimo l’ha diretta a 19 anni in “Ore 10: calma piatta”. ”Aver creduto in me è stata una mossa estremamente audace. Quando uno ti dà un’opportunità così grande, entra nella tua vita. Io ricordo il mio provino, nessuno mi voleva, ma lui ha lottato per me”, commenta soddisfatta l’attrice.
L’amicizia con Bruce Beresford: “Lo conosco da tanti anni. “Ladies in Black” è stato un enorme successo in Australia. E’ un film molto bello perché ci fa vedere quanto siamo un piccolo paese, ma così siamo diventati visibili in tutto il mondo. Per non parlare dei tantissimi giovani attori e attrici emergenti”.
Nicole Kidman è una paladina delle pari opportunità nel cinema. Lavora molto con le donne e si sofferma sulla loro condizione professionale a Hollywood: “Le statistiche sono ancora spaventose. Non c’è niente da fare. Se guardiamo le percentuali qualcosa è cambiato, ma non siamo ancora al di là del 20 per cento. L’unico modo è iniziare a prendere le questioni in mano”. La decisione per cui si contraddistingue: “Tre anni fa, dopo gli Oscar, io e Meryl Streep ci siamo sedute ad un tavolo e abbiamo deciso che qualcosa doveva cambiare: noi donne dobbiamo scegliere di lavorare con altre donne”. Da qui, i suoi film con Susanne Bier, Sofia Coppola e Andrea Arnold. “In questo mondo – sottolinea l’attrice – vogliamo sentire voci diverse.
I prossimi progetti di Nicole Kidman. “Ho due film in uscita: uno con Charlize Theron e Margot Robbie, a sua volta australiano, e l’altro che uscirà a settembre. Però al momento niente altri film e progetti, se non un lavoro di quattro mesi di seguito, poi voglio fare la mamma, la moglie e fermarmi per un po’ di tempo. Sono un’avida lettrice. Adesso sto leggendo un libro che si intitola “Gente normale”, che vi consiglio tantissimo. Poi sarà tempo di oceano, di leggere, giocare e di essere amata.
Le conclusioni della grande attrice, dopo le domande del pubblico:
“Amo i film e non smetterò mai di amarli, sia che si tratti di un grande o un piccolo film. Il mio amore più grande è stare seduta in un cinema a vedere un film da vivere con il resto del pubblico, e se è il caso piangere insieme. E’ sempre meglio che vederlo nel piccolo schermo o in un computer o al telefonino”.
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