Regia Mario Incudine, direttore Antonio Vasta, duest star Peppe Servillo
Progetto del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, fortemente voluto dal sindaco Roberto Materia e dal direttore artistico Sergio Maifredi, “Un canto mediterraneo” – sottolinea Mario Incudine, che ne firma la direzione artistica e la regia – è “un’occasione irripetibile, figlia del confluire delle tantissime eccellenze di questo territorio, delle loro tradizioni e capacità, della loro voglia di raccogliere nuove sfide”. In scena più di cento artisti. “E’ un sogno – dice sorridendo Antonio Vasta, che di “Un canto mediterraneo” è maestro concertatore e direttore – anche perché è uno spettacolo che contiene a pari merito i maestri e i 40 allievi dei tre laboratori che abbiamo tenuto in questi mesi, esperti e giovani alle prime armi, tradizioni e sonorità che avevano preso strade differenti e oggi si ritrovano come in una nuova origine a mischiarsi e darsi reciprocamente spazio”.
Per “Un canto mediterraneo”, con Incudine e Vasta, in scena in partecipazione straordinaria Peppe Servillo che per l’occasione ha studiato di presentare anche un tributo alla canzone siciliana. Al loro fianco, Faisal Taher, Stefania Patané, Antonio Puztu, Giorgio Rizzo, Antonio Livoti, Anita Vitale, Carmelo Imbesi, Carmen Zangarà, Pino Ricosta e Manfredi Tumminello. Sul palco anche un’orchestra creata per l’allestimento di questo spettacolo, l’Orchestra popolare del Teatro Mandanici che è composta dal coro di voci bianche “I piccoli cantori” diretti da Salvina Miano, dai Visillanti di Barcellona e di Pozzo di Gotto, dal grande ensemble di Zampogne a paru, dagli organetti di Pippo Benevento e Antonio Merulla.
A ben rappresentare l’unicità di “Un canto mediterraneo” infine ancora altre presenze: il quindicenne Anthony Bellinvia, l’allievo più giovane che si misura con passione con la fisarmonica, il diciassettenne Carmelo Puliafito che si è presentato interpretando antiche nenie ormai sconosciute e che oggi tornano a vivere grazie al suo talento, e i tre zampognari ultimi depositari della tradizione, Domenico De Pasquale, Salvatore Grasso e Salvatore Vinci.
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