Intanto occorre mettere un doveroso paletto: a memoria d’uomo, mai Messina ha così avuto tanto entusiasmo per qualcosa che appare come un “abuso” perpetrato da alcuni giovani cittadini, che ha restituito alla città un bene lasciato perdere dalle istituzioni per ben 17 anni. E mai a Messina, in appena 2 mesi, quantunque in condizioni logistiche difficili, si erano tenuti così tanti spettacoli gratuiti e svolti così tanti dibattiti.
L’esperienza del “Pinelli” nasce sulla scia di altri teatri italiani occupati, primo fra tutti il “Valle” di Roma, il più antico della Capitale, dove proprio lì stamattina, mentre la Fiera di Messina sembrava il set di “Apocalypse now”, c’era qualcuno che aveva affisso un cartello: “Stiamo lavorando per voi”. Si tratta della Commissione Rodotà, composta da studiosi del diritto, alla ricerca del “valore costituente” proprio del bene comune che la legge non riconosce, al di là di quello pubblico e di quello privato. Queste cose le ha spiegate proprio qui a Messina, in quell’ambito “illegalmente occupato”, Ugo Mattei, componente di quella Commissione, professore ordinario a Torino e negli Stati Uniti, che ha difeso dinnanzi alla Corte Costituzionale la causa referendaria dell’acqua “bene comune” che, come si sa, dalle urne è “sgorgata” vincente.
Il colpo d’occhio sulla via Libertà, accanto alla fiera, era incredibile: varie decine di poliziotti e carabinieri presidiavano l’ingresso del teatro e l’intero perimetro della cittadella fieristica; 6 grossi mezzi della Polizia con i lampeggianti accesi stazionavano sui binari del tram, bloccandone il percorso, con il vigili urbani che facevano da “tappo”; all’interno dell’area altri carabinieri e vigili del fuoco controllavano le operazioni, e perfino un elicottero sorvolava la zona.
Man mano che il tempo passava aumentava la tensione e lo stress tra chi li attendeva fuori, poiché non era concesso l’accesso alla stampa e niente era dato sapere di ciò che stava accadendo, fino a quando gli occupanti, ad uno ad uno, nell’arco di due ore, con il verbale di notifica in mano, portando con sé i loro effetti personali, hanno potuto abbracciare i loro amici.
Intorno alle 11.00, scatta un flash mob lungo la via Libertà da parte di tutti coloro che in quel teatro occupato c’erano stati e nonostante tutto ci credono ancora. Il gesto subito dopo assume le sembianze di un “attraversamento” continuo sulle strisce in ambo i sensi come le proteste che si fanno in America.
A conti fatti, questo, piuttosto che un “addio” sembra proprio un “arrivederci”.
Corrado Speziale
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