Teatro Piccolo Shakespeare del carcere di Gazzi, il progetto “Detenuti e genitorialità”
Alessandro, Marco, Giovanni, Vittorio e Domenico sono i cinque detenuti-attori, ma soprattutto papà, che hanno interpretato sette fiabe per i loro figli.
«Un evento di grande significato perché è un incontro tra padri e figli», ha dichiarato la direttrice della casa circondariale, dott. Angela Sciavicco, che ha sottolineato il valore della collaborazione con le associazioni cittadine, come il Centro Prima Accoglienza Savio da sempre vicino ai detenuti, e il club-service che «ha donato anche un nuovo tappeto nell’area verde».
«La direttrice ha sempre dimostrato massima apertura e accoglienza a queste iniziative. È una giornata importante, un’occasione per guardarci e ascoltarci», ha affermato don Umberto Romeo, presidente del Cepas Messina che, presente da trent’anni, ha prima coinvolto i detenuti della massima sicurezza e quest’anno quelli della media sicurezza in un progetto fondamentale per mettere in primo piano la genitorialità: «Vogliamo che la casa circondariale non sia vista come un luogo isolato ma che appartenga alla città».
Un’iniziativa sostenuta con entusiasmo anche dal Rotary Club Stretto di Messina: «Abbiamo abbracciato con piacere questa idea e riteniamo – ha aggiunto il presidente Giuseppe Termini – che sia gradita e gradevole. Speriamo che bambini e genitori ne possano trarre gioia».
Quindi, spazio ai protagonisti della giornata, i papà che, sul palco e con il loro leggio, hanno regalato una simpatica quanto apprezzata recita, un momento per sentirsi davvero vicini, più di quanto la realtà quotidiana possa concedere.
«Vedere i bambini che ascoltavano le fiabe lette dai loro papà è stato emozionante», ha commentato il comandante della Polizia Penitenziaria, dott. Antonella Machì, così come il magistrato di sorveglianza, dott. Federica Ferrara: «Dobbiamo tutelare l’interesse del minore a mantenere il rapporto genitoriale e l’aiuto delle associazioni è indispensabile. Sono iniziative fondamentali per garantire il rapporto minore-genitore e per avviare un percorso di reinserimento che passa anche attraverso la famiglia».
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