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TINDARI FESTIVAL – Edipo/Antigone: il fato e la giustizia

 

 

Un progetto senz’altro ambizioso.

In un unico spettacolo si è narrata la storia di Edipo, scomposta in due tragedie interamente dedicate alla sua figura (“Edipo re” ed “Edipo a Colono”), nonché la vicenda di Antigone, sua figlia. La complessità della vicenda mitologica, dall’enigma della Sfinge , al parricidio, all’incesto, fino alla disperazione ed alla resa ad un destino implacabile, è stata presentata al pubblico con l’essenzialità della prospettiva dello stesso Edipo e della voce fuori campo del fantasma di Laio, accompagnata dal violoncello di Luca Pincini.

L’Edipo che aveva sconfitto con coraggio la Sfinge si trasforma in un uomo incerto, tremante, che lontano dalla patria aspetta la morte e si prepara una sepoltura. Ad assisterlo e sorreggerlo, la figlia Antigone, che dal padre eredita la fermezza passata. Si passa, con uno scambio di brevi battute, all’ultima tragedia che compone la trilogia sofoclea. L’Antigone è un’accorata riflessione sul senso di giustizia e sulla legge, sull’eguaglianza e sui valori che reggono una società. Antigone potrebbe definirsi come un’antesignana della filosofia giusnaturalista che invoca l’esistenza di principi immutabili che nessuna legge o decreto può intaccare. Ma anche il destino di Antigone, così come quello del padre, è già scritto e le presenta solo un cammino di profonda infelicità.

Lo spettacolo così come messo in scena, progetto del regista ceco Otomar Krejca, non si dilunga sulla vicenda; dando la parola ai protagonisti del mito, offre gli spunti per una profonda riflessione di natura filosofica sul destino e l’operosità umana, sul potere, sulla giustizia, sui legami umani e sulla morte.

Tra le pietre del teatro, l’ombra di un violoncello fa da “guida” in questo “cammino” tra le pieghe degli animi tormentati di Edipo ed Antigone. La musica dice quel che non viene recitato e trasmette al pubblico sensazioni e sentimenti: il dramma di un inevitabile destino, l’ineluttabile infelicità umana, la follia dell’autodistruzione in nome di una giustizia superiore alla legge.

Sara Marino Merlo

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