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TINDARI – Pamela Villoresi è Medea

Lo spettacolo ha la regia di Maurizio Panici, la traduzione e l’adattamento di Filippo Amoroso, direttore artistico del Circuito e in scena accanto alla Villoresi, ci sono David Sebasti (nei panni di Giasone), Renato Campese (Creonte), Silvia Budri in quelli della nutrice.

Dopo il debutto a Palazzolo Acreide, la tragedia è andata in scena al Teatro antico a Morgantina, poi al parco di villa Pantelleria a Palermo , quindi ieri al teatro antico di Tindari e il 24 a Gibellina.

La scena di Michele Ciacciofera evoca il travaglio di Medea, delineando un cratere che è anche una landa desolata, un vuoto che viene abitato dalla donna e che solo Giasone riuscirà a penetrare.

Gli altri personaggi raccontano le paure di Creonte e i sentimenti della polis verso Medea, esule e straniera.

Grande l’interpretazione, di tutti. Applausi per tutti, ed alla fine resta in tutti il dubbio.. “ma le indossava o no?” riferendosi ad una splendide e sensuale Villoresi, in un abito rosso che nulla lasciava all’immaginazione.

Medea ci guida lungo un percorso che, a partire dai tragici greci, giunge fino alle donne di oggi.

Sono infatti le donne a mettere in discussione la vecchia cultura facendosi portatrici di un nuovo pensiero.

Ed è proprio attraverso Medea (figura totalmente inedita e significativa) che Euripide pone all’interno delle rappresentazioni tragiche un elemento di assoluta modernità. Medea, infatti, è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l’esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima di tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale, ma per rispondere ad una ingiustizia. Le modalità del suo atto trascendono ogni consuetudine. In Medea l’azione tragica coincide con la sua stessa rovina poiché, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza se stessa: pur riconoscendo l’impatto del suo agire, lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza.

Il conflitto, per la prima volta in una tragedia, non è fuori, ma dentro il personaggio, come risulta dal ruolo decisivo dei monologhi nello sviluppo della struttura drammaturgica.

Raccontare ancora una volta Medea è narrare da un lato quanto le passioni possano essere devastanti se non controllate, ma dall’altro come  gli uomini attraverso sofisticati ragionamenti giustifichino scelte di comodo per il raggiungimento di una posizione sociale più alta all’interno di una comunità.

Medea è anche una storia tremenda che le cronache recenti continuano a raccontarci suscitando orrore per un atto così orribile: ancora una volta la lezione dei classici ci fa riflettere sul nostro essere uomini di questo tempo, con l’immutata fragilità di sempre, e ci invita a partecipare al percorso doloroso della protagonista, percorrendo con lei tutta la gamma delle passioni e l’orrore per il suo gesto così spaventoso e definitivo.

Pamela Villoresi è una Medea introspettiva che si porta dentro tutto il suo tormento: sola contro il mondo, sceglie la via più atroce per vendicarsi e, tra risolutezza e ripensamenti, compie la spietata e irragionevole rivalsa contro chi l’ha umiliata, mentre David Sebasti è un Giasone debole e arrogante. – liberamente tratto da dietrolequinte.blogosfere

 

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