– di Corrado Speziale –
Un corteo partecipatissimo, denso di temi e motivazioni, sabato ha percorso le vie del villaggio nel segno del dissenso verso la realizzazione del ponte sullo Stretto.
Una manifestazione così intensa e partecipata a Torre Faro non si era mai vista. Tremila persone, giusto per quantificare la folla, è un numero che neppure descrive l’effetto di una marea umana i cui colori si stagliavano tra l’azzurro del mare e del cielo, in un bel pomeriggio di partecipazione, di festa e di protesta.
Gli effetti dello Stretto, la spiaggia del Faro, il popolo No ponte che ha invaso con colori e slogan le vie del villaggio, il coinvolgimento della gente del luogo, hanno costituito un tutt’uno che sabato pomeriggio ha spostato la “geografia” e la politica del territorio verso un deciso No alla realizzazione dell’opera più controversa della storia, “riesumata” dal governo, attraverso la riedizione della società Stretto di Messina.
Cosicché, se da un lato il governo è ripartito a suon di provvedimenti urgenti per riavviare le procedure, dall’altro il dissenso dei No ponte non si è fatto attendere. “Sabato prossimo scriveremo la storia”, era la sfida lanciata da tanti attivisti in vista della manifestazione, e così è stato. Ed era “solo” il primo corteo della nuova stagione. Secondo i tempi dettati da Salvini la fase apicale sarà raggiunta a luglio 2024, data della fatidica “prima pietra”.
Ciò, al netto delle complesse procedure che ancora il progetto deve affrontare, quantunque sia oggetto di apparenti semplificazioni.
Intanto, la gente del luogo si chiama a raccolta: “Forza faroti, tutti fuori, prima che il ponte ci divori”, recitava uno dei tanti slogan che risuonava in maniera veemente tra le vie del villaggio. Anche perché, la cosa avrebbe il sapore di un “futuro amaro” da evitare ad ogni costo, perché “il ponte sullo Stretto distruggerebbe Faro…”, con tanto di dati alla mano illustrati, tra l’altro, nella conferenza stampa di mercoledì scorso, e non solo. Un altro fatto a prova di smentita, alla luce della storia che si ripete, è stato urlato dai manifestanti: “Valutate i vostri danni, il cantiere durerà cent’anni”.
Tornando nel cuore del corteo, “Non rovinate lo Stretto”, ammoniva uno striscione, “Salvini levici manu”, si leggeva in un altro. E al ministro non sono mancati neppure alcuni inviti “affettuosi” e “propositivi”, affinché si rechi in riva allo Stretto. Ma sulla terraferma, non certo su una nave “blindata” come lo scorso 6 giugno.
Il corteo, partito alle 18 dall’inizio di via Palazzo, si è concluso intorno alle 21 dinnanzi al parco
Per la prossima manifestazione bisognerà attendere gli esiti di altre assemblee e riunioni programmate dal movimento No ponte, la prima delle quali si svolgerà il prossimo 24 giugno.
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