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TURBODINAMISMO – Il “Futurismo” è qui e ora!

Roma – era il marzo del 2009 – e la città si era risvegliata tra le braccia del poeta “maledetto”.

Gigantografie di Robert Brasillach, il grande scrittore francese fucilato come collaborazionista.
Al tempo ricorreva il suo centenario della nascita e per gli autorio dell’iniziativa “era stato degnamente celebrato il battesimo del Turbodinamismo, neonata corrente artistica in un tripudio di colori, uno dei più grandi poeti d’Europa, Robert Brasillach”.

Allora gli stencils, accompagnati dalla dicitura “Je suis partout”, erano stati affissi nottetempo in prossimità di luoghi di rilievo culturale e artistico”.

”Il poeta francese, autore di opere leggendarie come i ‘Poemi di Fresnes’ e ‘Il Nostro Anteguerra’, assassinato il 6 febbraio 1945, viene qui omaggiato come artista irriverente e geniale, mente fine e lungimirante, accorto politico.

Ma anche, e forse soprattutto, per puro caso.

Avremmo potuto fregiarci dell’effigie di Nietzsche, Buddha, Evola o Dèbord, oltraggiare la barba di Marx, venerare la pelata di Lombroso: non è escluso che lo si faccia un domani.

A chi ci chiederà perchè tutto questo – perchè il caso, l’irriverenza, il gusto per la boutade come forma d’arte – noi risponderemo ‘perchè fa ride’.

Un ‘beau geste’, annunciante  dunque l’emergere dal Caos primordiale dei Turbodinamisti, beffardi artisti auto-elettisi figli di tutti e di nessuno di cui appresso alleghiamo il ‘Manifesto”’.

Una corrente artistica che nel tempo si è allargata, impossendosi a ragione di Marinetti, ma anche di Fred Buscaglione.

Il Turbodinamismo è dunque una corrente artistica che nasce  dalle case occupate di CasaPound – ma oggi possesso di tutta la comunità identitaria, in risposta al vicolo cieco della cultura dominante.

Una cultura in apnea, anestetizzata dal politicamente corretto, dal ribellismo a comando, dall’astrazione intellettuale.

Viziata dall’erudizione autoreferenziale, dai salotti.

Sfigurata dalla perdita della tecnica manuale e dell’abilità in favore del concettuale e del software.

Il Turbodinamismo intende riportare al centro dell’arte la fisicità, l’azione, l’irruenza, la tekné.

Una celebrazione chiassosa della vita in spregio a introspezione e moralismo.

La strada in spregio al museo, al mondano, all’istituzionale.

La violenza del verbo in spregio alla condiscendenza linguistica regnante.

I Turbodinamisti hanno esordito pubblicando due documenti ufficiali, il Manifesto del Turbodinamismo e il Manuale del Fanatico Emulatore, coronando l’operazione con l’affissione di gigantografie del poeta Robert Brasillach, nell’anniversario della sua nascita detta sopra.

Hanno fatto seguito una mostra permanente a cielo aperto su un muro di Trastevere e una mostra nella ONC Area 19, nonchè svariate azioni, dallo tsunami di colori su Roma all’elogio di Fred Buscaglione, cantore del nostro tempo e maestro di stile.

Locandine con il Manifesto del Turbodinamismo tappezzano tutta Italia in un turbine di bravità.

Manifesto del TURBODINAMISMO

Turbodinamismo è esaltare il gesto gratuito, violento e sconsiderato, con deferenza e riguardo al vestirsibene.
L’arte è morta da tempo immemore, rivive solo nell’immediatezza dell’azione brava e rischiosa e relega la sua fruizione unicamente al vantarsi poi con gli amici al pub.
A chi ci chiede che lavoro fa il menatore rispondiamo seccamente che dispensa virtù nell’apnea decennale del teppismo di facciata.
Confinare l’arte in luoghi ed eventi ne santifica la prigionia, noi organizzeremo evasioni spettacolari con quel fare tipico del furfante anni ’20. I buoni dell’arte, gli imbroglioni, gli istituzionali, questi lestofanti hanno saccheggiato ogni spirito feroce e ogni Ύβρις, e siamo tornati per riprenderci tutto.
Contro l’ansia da air-bag delle vostre mura imbottite, noi esaltiamo le suture e l’ortopedia, il pronto soccorso e maxillo-facciale, poichè urgono fratture per flirtare con le infermiere.
Siamo stufi di sentir cantare le vittime e i reietti, di veder glorificate profezie desertiche: rivendichiamo quel certo stile necessario ad appiccare un incendio.
Agli anestetizzati del buonismo annunciamo che faremo sistematicamente a pezzi tutto quanto solo per il gusto di farlo. Siamo ben consci che rispondere puntualmente “perchè fa ride” a chi ci domanda il motivo di tanta intolleranza non fa che ingrassare il nostro alone di turpitudine, però fa ride.
La nostra tendenza all’assoluto è puntualmente stemperata dal gusto dell’irruzione, nella stasi imperante dettiamo la legge del mercurio. Ma il fatto di odiare praticamente tutti non ci rende certo incapaci di corteggiare una donna omaggiandola di rose rosse.
Il Turbodinamismo celebra la vita, col paradosso della distruzione, celebra la carne e l’accettazione titanica, mascherando nel sorriso la pulsione tragica e la metafisica della guerra.
Sorseggeremo del buon whiskey mentre tutto brucia, abbiamo stabilito che il futuro ci appartiene.

TURBODINAMISMO – MANUALE DEL FANATICO EMULATORE

1. Colpisci più forte che puoi.

C’è qualche premessa da fare.

Arte è una parola che serve per giustificarsi.

È una convenzione..

Non troverai mai elevazione in un dipinto o una pellicola o un romanzo.

E dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, della tua vita, a noi non frega un cazzo.

Arte è una parola da furfantello.

Non il farabutto dei bei tempi, col cilindro e il ghigno luciferino, no. Io parlo del mezzuomo che ti vende uno stereo, e, una volta a casa, ti accorgi di aver comprato una scatola di sassi.

Scoperto l’inganno, quando tornerai da lui per avere spiegazioni, quando brandirai arcigno una lava lamp piena d’acido, questa canaglia si stringerà nelle spalle, farà un passo indietro, bisbiglierà qualcosa.

Bisbiglierà: era un concetto.

Colpiscilo più forte che puoi.

Riprenditi i soldi.

Compraci da bere.

Arte è una parola da caminetto.

Tre poltrone di pelle bordeaux, tre signorotti fusciaccati seduti a discutere.

A volte si alzano per prendere un libro dall’imponente libreria. O, ancor peggio, un catalogo.

Fumano un sigaro. Un Balmoral, probabilmente, perché sono dei pezzenti dello spirito.

Sfoggiano nozioni. Opinioni. Idee. Citazioni.

Questi prodigi della senilità, questi ruderi, stanno perdendo tempo.

Queste cariatidi, magari di vent’anni, non sono mai esistite.

Colpiscili più forte che puoi.

Fregagli i soldi.

Vacci a puttane.

Arte è una parola da Google.

C’è un ragazzino col berretto girato e la braca trendy.

Prende un pc.

Cosa vuole fare? Musica? Grafica? Vuole scrivere?

Scarica un programma. Lo cracka.

Apre un blog. Apre un myspace.

Fa uno scarabocchio. Lo stampa.

Fa schifo.

Se un giorno ti capiterà di chiedergli delucidazioni sulla sua opera, non aspettare nemmeno che risponda.

Colpiscilo più forte che puoi.

Fregagli il pc.

Brucialo.

Arte è una parola da solitario.

Eccolo lì, l’artista, esiliato nella sua stanza a scrivere, o dipingere, o fesserie analoghe.

Chiuso lì con i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi fantasmi, le sue seghe.

Guardalo come si strugge, poi si esalta, è soddisfatto, poi è frustrato.

Sta facendo tutto lui.

Aspetta trepidante il momento in cui tu vedrai, finalmente, il prodotto di tanto affanno e ardore.

L’istante raggelato in cui gli darai un coppino.

Gli dirai: bravo!

Proverai tanta empatia, ti calerai nel profondo della sua anima.

No.

Tu non sei un telefono amico, ricordalo.

Quindi reagisci di conseguenza.

Colpiscilo più forte che puoi.

Fregagli il manoscritto.

Attaccaci le caccole.

Arte è, soprattutto, una parola da politicante.

Da assessore. Da ministro. Da ometto unto con la leccata in testa.

Una parola da evento, pubblicità, sponsor. Da rubrica culturale dei media.

Da monete, rapporti di forza, sotterfugi, opinione pubblica, parassiti, leccaculo.

Da inaugurazioni, vernissage, aperitivi, sorrisi mondani.

Da osservanza, educazione, gentilezza, correttezza.

Da diritti umani, da “voglio far riflettere”, da giochetti politici, da consenso.

Se una volta ti ci dovessi trovare in mezzo, hai già capito cosa fare.


2. Questa città ti appartiene.

Ora veniamo a noi.

Turbodinamismo è la parola arte svuotata da tutte queste accezioni sordide.

Turbodinamismo è una sigla che cela amici incappucciati che si guardano le spalle a vicenda.

Turbodinamismo è azione. Rischiosa, gioiosa, arrogante, solare, molesta, devastante azione.

L’opera è statica, destinata all’osservazione. Alla fruizione individuale.

Noi vogliamo il movimento, il gesto, la fuga ridacchiando.

Un grande spettacolo che nasce e muore nel corso dell’atto.

Devi puntare il dito e dire alla ragazza accanto a te: guarda là!

La vedrai illuminarsi di un sorriso.

Per stasera, ti è andata di lusso.

Turbodinamismo non è esporre, ottenere consensi, gratificazioni, baggianate di questo genere.

È colpire, irridere, fare a pezzi e ridere.

Il Turbodinamismo non bazzica saccente le fiere e le gallerie, i ghetti dove hanno deciso di confinare l’arte.

Noi i nostri spazi ce li prendiamo. Dove e quando vogliamo.

Forse quando meno te l’aspetti. Ma quanto te meno, non te l’aspetteresti mai.

C’è una bomba a orologeria di sberleffi e colori che può esplodere in ogni momento, e avanziamo col suo ticchettio che scandisce le nostre vite. Un metronomo di pazzia.

Mai prescindere però, dalla valenza puramente estetica e dalla tecnica.

Mai.

Senza bellezza non c’è nulla..

Devi esserne in grado.

Altrimenti lascia stare.

Di fucine di bruttura, il mondo brulica.

Il Turbodinamismo vuole perizia, accuratezza del tratto, spettacolo per gli occhi.

Nulla di raffazzonato, incompetente, amatoriale.

Nessun alibi di deformità pretesa, minimalismo estremizzato, inezia concettuale.

Abbiamo posto un masso per bloccare ogni scorciatoia, ogni dilettantismo mascherato da significante, ogni democrazia del bello.

Non farti fregare da certi imbroglioni.

Ci siamo.

Adesso chiama i tuoi amici.

Vestitevi bene.

Sedetevi, ordinate Negroni.

Guardatevi intorno: c’è sicuramente qualcosa da fare.

Pianificatelo per bene.

Chiedete un parere legale.

Adesso andate.

Ricordate: azione e bellezza.

Colpite più forte che potete.

Questa città è vostra.

admin

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