TUTTO LIBRI – “Optica” di Paolo Pedrazzi
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TUTTO LIBRI – “Optica” di Paolo Pedrazzi

Recensione di Rita Bompadre

“Optica” di Paolo Pedrazzi è una propagazione dell’iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull’unità inscindibile della percezione umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione, riflette l’eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell’inatteso. Paolo Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente linguistica, impugna l’abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa nell’andatura ferita del mutamento, segue il battito dell’inquietudine, obbedisce profeticamente allo stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni. I testi si misurano con l’assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell’incarnazione emotiva, dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l’appropriazione contemplativa delle immagini. “Optica” racchiude l’espressione spirituale e materiale dell’inconoscibilità, coniuga l’etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell’esistere, elogia la consapevolezza interpretativa dell’ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del temibile disorientamento, simboleggia l’arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell’infinito. Paolo Pedrazzi dona l’inesorabilità dell’oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione dell’abisso con la selezione filologica dei versi, nell’artificio intellettuale dell’orizzonte ontologico dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell’inevitabile avvertimento, influenzato dal discernimento dell’ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell’esitazione nella voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l’indulgenza nella remissione temporale dell’innocenza, svela l’enigma magmatico della perplessità. I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano il percorso dell’intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell’assenza, consegnano all’indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l’esigenza della ricerca verso la possibilità concreta dell’uomo, diffondono l’accentuazione trascendentale dell’assoluto, l’immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo, riscontrano una filosofica aporia nell’indecifrabile ostacolo alla natura dell’uomo e del suo pensiero, attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo Pedrazzi insegue l’origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina ermeneutica, glissando l’esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la sacralità catartica dell’ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

IL RITO DEL FIAMMIFERO

Si sa che l’Achmatòva, intercettata

ventiquattr ore al giorno in casa propria,

ovunque spie!  per non farsi carpire

dalla gerarchia i versi più scomodi,

fingeva di parlare in compagnia

del più e del meno; scriveva intanto

fitto sopra un bigliettino. Quindi

lo dava una per una alle sue amiche

perché se lo imparassero a memoria.

Dopodiché bruciava tutto quanto

in un piattino, fine della storia.

Ma sono invero salve al Sacro Fuoco

di questo mondo le sue parole?

 

ECLISSI

Hai interpolato fra lo sguardo truce

del sole e il tuo un corpo celeste, quello

bagnato dall inchiostro delle meste

parole. Così ti potrai salvare

forse da tutta la luce che investe

inesorabile il bucato, steso

a candeggiare contro le finestre.

 

OMBRA PROPRIA

La lampada a incandescenza iscrive

la sagoma di un vaso sull assito;

l’oscurità rivela la sua essenza,

ne mostra invero la profondità.

Così l’oceano con la sua pienezza

si riduce a un cattivo infinito

tristemente, se investito di luce.

 

OMBRA PORTATA

L’ombra della colomba sulla riva

del fiume rese fosca in un preciso

punto la trasparenza delle acque.

Fu sì improvviso che scattò una viva

violenta tensione superficiale;

non ci si accorse invece quanto piacque

il nuovo oscuramento al fondale.

CREPUSCOLO

I profili del ponte all orizzonte

laggiù, dietro il più alto campanile,

sono e non sono; nel pulviscolo

celeste e nel vapore acqueo, misti

in una specie d opera al rosso,

sta il rischio più grosso: tramontare

senza nessuno che ti stia a guardare.

 

INDICE DI RIFRAZIONE

Nel ciglio impigliata, la ciocca

si agita, palpita, ammicca

e la mia mano non la tocca,

se di un raggio di luce spicca

 

sulla fronte il bianco fiore;

di esso non basta la forza

a passarle attraverso, sembra

 

– com’eco che avanza e si smorza –

al suo stesso splendore

e all’universo fare ombra.

 

ILLUMINATIONS

Le vedo pendere dalle cimase

come spade di Damocle forgiate

nel ghiaccio, schegge di caducità;

digrignano la celeste minaccia

contro il suolo, là dove l’Amaryllis

cela la sua concavità. (La luce

se dio vuole è cosa temporanea).

 

 

12 Novembre 2023

Autore:

redazione


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