Attualita

UGO TOGNAZZI – Buon compleanno all’indimenticato Conte Lello Mascetti

Dalle Brigate Nere al Conte Mascetti, ma anche Capo della BR sulla copertina del Male: ricordando Ugo Tognazzi,Attore, regista e sceneggiatore è oggi considerato uno degli indiscussi protagonisti della produzione cinematografica e televisiva italiana della seconda metà del ‘900.

Morì il 27 ottobre 1990 per un’emorragia cerebrale il “mostro” della commedia all’italiana.

Il professor Erminio Bonafè (Georges Wilson), noto filosofo antifascista, così giustificava l’aggressione appena avvenuta ad opera dei partigiani: “Non hanno picchiato te, ma la tua divisa!”. Al che Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi) – graduato della milizia ed aspirante Federale – prontamente risponde: “Sí, ma nella divisa c’ero io!”.

Nato a Cremona il 23 marzo del ‘22, Tognazzi c’era stato davvero in quella “divisa”. Anzi, nonostante “l’esordio” a soli quattro anni al teatro Doninzetti di Bergamo, fu proprio in quei panni che cominciò a sviluppare la sua vis teatrale: chiamato alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale, comincia presto ad organizzare spettacoli di varietà per i suoi commilitoni. Dopo l’8 settembre aderisce alle Brigate Nere, per poi trasferirsi infine a Milano per lavoro. Il suo esordio ufficiale sarà nel 1950, con un film diretto da Mario Mattòli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari – altro grande della commedia italiana con il quale Tognazzi aveva già collaborato, durante il periodo di arruolamento di quest’ultimo nella Decima Mas, in Radiofante, trasmissione radiofonica destinata alle truppe milanesi della Repubblica Sociale Italiana.

Il successo televisivo però arriverà qualche anno dopo, quando si unirà nel varietà Un due tre con l’altro “camerata ragazzino” della televisione italiana: Raimondo Vianello. E chissà che più tardi lo stesso Vianello – bersagliere volontario della Rsi – non stesse pensando proprio a loro, ai “grandi in camicia nera” del piccolo schermo, Tognazzi e Chiari, quando dichiarerà a Marcello Veneziani: “I giovani che sono andati a Salò dovrebbero essere più rispettati se non altro per i loro ideali ispiratori. Chi è andato su sapeva di finire male. Non va abiurato”.

Dopo diverse farse televisive e cinematografiche, Tognazzi passa finalmente alla commedia all’italiana: collaborerà, interpretando magistralmente personaggi emiliani, con Alberto Bevilacqua  e poi con Bernardo Bertolucci, vincendo nel 1981 – con La tragedia di un uomo ridicolo – la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista. Legatissimo alla sua terra, ed in particolare a Cremona, non mancherà di riportare il suo dialetto e la sua comicità sullo schermo. Basterà ricordare i personaggi de La marcia su Roma (1962, Dino Risi) e del sopracitato Il Federale (1961, Luciano Salce).

I ruoli però che lo consacrano a mito del cinema italiano sono ben noti:  chi non ricorda il Conte Mascetti e le sue immancabili supercazzole in quel capolavoro del Cinema che risponde al nome di Amici Miei? E cosa dire dell’onorevole Giuseppe Tritoni e della sua anti-storica uguaglianza de Vogliamo i colonnelli? Tognazzi riuscì come pochi a mostrare vizi e virtù degli italiani, riuscendo sempre ad inserire parte di sé in tutti i suoi ruoli. Ed in effetti era solito dire: “Col personaggio devo andare d’accordo, altrimenti niente. Il gusto masochista di sospettarsi traditi come ne “Il magnifico cornuto” ce l’ho anch’io. Il piacere di lasciarsi divorare da una donna come ne “L’ape regina” l’ho provato, l’ottusità ostinata de “Il federale” la capisco e la smania di conquistare la ragazzina di “La voglia matta” l’ho avuta. In “Ménage all’italiana” gli sceneggiatori hanno messo interi episodi della mia vita. Insomma, ai miei personaggi faccio fare le cose che farei io nella vita”.

Era proprio così Tognazzi, ricco di quello spirito goliardico che riuscirà addirittura a portare alla ribalta della stampa italiana. È infatti il 1979 quando, in combutta con il giornale satirico Il Male, organizza uno dei più clamorosi scherzi mediatici della storia: accetta di farsi fotografare con le manette ai polsi, trasportato dalla polizia. La foto finì su tre finte edizioni de Il Giorno, La Stampa e Paese Sera, annunciando “Arrestato Ugo Tognazzi: è il capo delle BR” , e scatenò il panico mediatico in tutta la Penisola. Solo qualche tempo dopo, per giustificarsi dell’accaduto, l’attore dichiarerà di aver rivendicato il proprio “diritto alla cazzata”.

Ugo Tognazzi e Margarete Robsahm alla cerimonia delle Grolle d’oro a Saint Vincent
(©lapresse)

Dopo il cinema, negli anni ’80 si dedicherà al teatro, per poi infine “ammalarsi” di depressione e morire il 27 ottobre di venticinque anni fa. Di fronte a questo gigante dello spettacolo italiano non resta che il silenzio ed il ricordo. E d’altronde, come rimproverava al Necchi (Duilio Del Prete) in Amici Miei: “Senti, Necchi, tu non ti devi permettere di intervenire quando io faccio la supercazzola!”.

Davide Trovato da il Primato Nazionale

 

Interprete in quasi 150 pellicole cinematografiche
Nel corso della sua carriera, Tognazzi prende parte a quasi 150 pellicole, molte delle quali passate alla storia come veri e propri cult della cinematografia italiana. Basti citare Il federale (1961), La voglia matta (1962) e Le ore dell’amore (1963), ideale trilogia dell’uomo moderno diretta dal suo grande amico Luciano Salce, e in coppia con Vittorio Gassman La marcia su Roma (1962) e I mostri (1963), entrambi diretti da Dino Risi. Ma soprattutto altre due grandi trilogie: Amici miei (1975 e 1982, di Mario Monicelli, 1985, di Nanni Loy) e Il Vizietto (1978, 1980, di Edouard Molinaro, e 1985, di Georges Lautner). La prima è la storia di cinque amici fiorentini che, ormai adulti, esorcizzano i loro problemi personali con scherzi di ogni tipo a perfetti sconosciuti. La seconda è invece l’adattamento di una commedia di Jean Poiret, in cui Tognazzi veste i panni di Renato Baldi, personaggio originariamente interpretato dallo stesso attore francese.

Cinque film da regista
Per lui c’è anche il tempo di provare l’esperienza della regia. Sono cinque i film che, oltre che come interprete, lo vedono anche dietro la macchina da presa: Il mantenuto (1961); Il fischio al naso (1966); Sissignore (1968); Cattivi pensieri (1976); I viaggiatori della sera (1979). A questi, poi, si deve aggiungere la serie televisiva FBI – Francesco Bertolazzi investigatore (1970), scritta da Age e Scarpelli e composta da sei episodi di 50 minuti ciascuno.

La vita sentimentale movimentata
La carriera artistica di Ugo Tognazzi procede di pari passo con una vita sentimentale molto movimentata. Dalla sua love-story con la ballerina inglese Pat O’Hara nasce il primo figlio, Ricky, ma a portare l’attore cremonese all’altare, dopo una serie di vere o presunte relazioni con starlette straniere, sarà, nel 1963, l’attrice norvegese Margaretha Robsham. Da lei Tognazzi ha un figlio, Thomas, ma appare chiaro, già dopo qualche anno, che anche questo rapporto non è destinato a durare. Lui, infatti, conosce sul set de Il fischio al naso (1966) l’attrice Franca Bettoja. Si innamora, la sposa, e da questo secondo matrimonio (contratto nel 1972) nascono altri due figli, Maria Sole e Gianmarco.

Premi & Nomination
Nastri d’Argento 1982
Premio miglior attore per il film La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci

Nastri d’Argento 1982
Nomination miglior attore per il film La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci

Festival di Cannes 1981
Premio miglior attore per il film La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci

David di Donatello 1976
Premio miglior attore per il film Amici miei di Mario Monicelli

David di Donatello 1976
Premio miglior attore per il film L’anatra all’arancia di Luciano Salce

David di Donatello 1976
Nomination miglior attore per il film Amici miei di Mario Monicelli

David di Donatello 1976
Nomination miglior attore per il film L’anatra all’arancia di Luciano Salce

David di Donatello 1971
Nomination miglior attore per il film La califfa di Alberto Bevilacqua

David di Donatello 1971
Premio miglior attore per il film La califfa di Alberto Bevilacqua

Nastri d’Argento 1969
Nomination miglior attore per il film La bambolona di Franco Giraldi

Nastri d’Argento 1969
Premio miglior attore per il film La bambolona di Franco Giraldi

David di Donatello 1967
Premio miglior attore per il film L’immorale di Pietro Germi

David di Donatello 1967
Nomination miglior attore per il film L’immorale di Pietro Germi

Nastri d’Argento 1966
Nomination miglior attore non protagonista per il film Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli

Nastri d’Argento 1966
Premio miglior attore non protagonista per il film Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli

Nastri d’Argento 1964
Premio miglior attore per il film L’ape regina di Marco Ferreri

Nastri d’Argento 1964
Nomination miglior attore per il film L’ape regina di Marco Ferreri

tratto da  Ugo Tognazzi | MYmovies www.mymovies.it ›

 

Redazione Scomunicando.it

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