I due esemplari, nelle settimane scorse, erano stati ritrovati feriti dagli uomini della Capitaneria di Porto di Messina e consegnati all’Ospedale degli animali, annesso alla Facoltà di Scienze Veterinarie dell’Università peloritana, che per la cura e il reinserimento delle tartarughe marine lavora in stretta collaborazione con il “Centro recupero fauna selvatica” di Comiso, diretto dal naturalista Gianni Insacco. Dopo le attente cure del medico veterinario Filippo Spadola, professore associato nell’ateneo messinese e delegato del “Fondo siciliano per la natura”, finalmente la liberazione in mare coordinata dalla Ripartizione faunistica e ambientale di Messina rappresentata dal dirigente Giovanni dell’Acqua. A seguire l’evento anche il sindaco Francesco Rizzo, il comandante della Capitaneria di Porto di Milazzo, Fabrizio Coke, altre autorità comunali, scolaresche e decine di appassionati e curiosi. Ad una delle due tartarughe era stato estratto un grosso amo che ne impediva l’alimentazione. Interessato invece da modeste patologie l’altro esemplare. Rilasciate sulla battigia, le tartarughe hanno rapidamente guadagnato il mare tra l’entusiasmo incontenibile degli alunni delle scuole e gli applausi dei presenti. Nelle settimane scorse, la spiaggia di Venetico Marina era stata teatro di una eccezionale schiusa di uova, un evento che per la sua rarità sulle coste tirreniche ha suscitato l’interesse degli studiosi. Sembra che il sito abbia delle particolari caratteristiche che attraggono questo straordinario abitatore dei nostri mari. Della specie Caretta caretta si conosce ancora molto poco. Hanno sangue freddo che le spinge a preferire le acque temperate. Essendo dotate di polmoni respirano aria, ma sono in grado di sostenere apnee piuttosto lunghe. Si nutrono soprattutto di molluschi, crostacei, piccoli pesci e meduse, ma nei loro stomaci è stato trovato di tutto: a volte anche buste di plastica, scambiate per meduse. Tra giugno e agosto, maschi e femmine si danno convegno per la riproduzione. Dopo l’accoppiamento, le femmine depongo fino a 200 in spiagge idonee, sotterrandole in buche profonde circa 50 centimentri, scavate con le zampe posteriori. Completata la deposizione, fanno ritorno al mare: la schiusa dopo circa 60 giorni.
Franco Tumeo
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