Cronaca

“VINCOLI” – Sarebbero cosa buona e giusta

I fari dell’attenzione da parte della Soprintendenza BB.CC.AA della provincia di Messina sull’antica “Senia” di Brolo.

L’assessore alla cultura: “sarebbe interessante portare alla luce anche lo sbocco della “porta fausa” che adesso è ricoperto da arbusti vari…”
Nei giorni scorsi, a Brolo, la visita\sopralluogo di Antonello Pettigano, attento esperto, ma anche amante dell’arte e dei luoghi, della Soprintendenza BB.CC.AA della provincia di Messina.
Pettinagno, accompagnato dall’assessore alla cultura Maria Vittoria Cipriano, si è soffermato presso l’antica “Senia”, riapparsa dalla fitta vegetazione qualche settimana fa, dopo che l’area, a ridosso della rocca del castello era stata ripulita da rovi e sterpi.
L’assessore Cipriano definisce il sopralluogo come una “piacevole e interessante chiacchierata sui nuovi “attrattori culturali””, ma certamente potrebbe, da questa prima visione dei luoghi ben altro, ed essere il passo propedeutico per l’apposizione degli auspicati vincoli, che a Brolo, sono stati i grandi assenti degli ultimi decenni portando a ver a propri scempi, tra vecchi saccheggi e incombenti smantellamenti di memorie storiche.
“A’ senia” è una particolare costruzione idraulica. A Brolo è riemersa dopo anni che era stata ricoperta dalla vegetazione attirando le attenzioni di chi ama la storia e il territorio.
Il termine senia – verosimilmente dall’arabo “seniya” – indicava il pozzo a ruota o ruota idraulica che serviva a prelevare l’acqua da una cisterna con un sistema di carrucole e secchi a cintura, azionato da un asino – bendato – che girava in modo circolare attivando il meccanismo. Poi, l’acqua, convogliata in un sistema di canalizzazione, serviva ad irrigare i giardini di agrumi.
Ed è questo un’aspetto interessante venuto fuori dalla visita dell’esperto della Soprintendenza.
Infatti pare che la canalizzazione, fin sotto la “porta fausa”, adesso è ricoperto da arbusti vari, è integra e ben conservata (del resto opere idrauliche simili sono ancora ben con servate in tanti giardini del paese).
Ora è tempo quindi di sviluppare un’azione conservativa e di tutela.
Quella che nel tempo è sempre mancata, per interessi speculativi ed ignoranze diffuse, a Brolo.
Un’azione di tutela che porti anche alla riconsiderazione del futuro di tutta l’area sottostante il castello, da sempre promessa come parco, e che andrebbe ripulita dai tentativi di abusivismo edilizio risalenti agli anni novanta.
Un progetto organico che affronti il futuro sviluppo del paese, proprio mentre il piano regolatore, nel grande silenzio ed in assenza di dibattito – sino ad ora – , si appresta ad essere ridefinito.
L’assessore Cipriano impegnata da tempo a sviluppare azioni a tutela e conservazione del centro storico, ma anche alla sua valorizzazione e conoscenza sotto il profilo dei fatti e delle vicenda lì avvenute e roteanti intorno a chi possedette il Castello a partire dalla Famiglia Lancia, aveva affermato che la “Senia” “è un patrimonio etnoantropologico da rivalutare e approfondire con lo studio e le ricerche dei nostri giovani studenti”.
Ora con l’aiuto egli auspicabili vincoli a tutela del bene, dove ognuno deve fare la sua parte, a partire dall’ente locale, potrebbe scattare una sorta di rigenerazione e riscoperta di quel progetto “le vie dell’acqua” che a Brolo si era tentato di sviluppare negli anni ’90 e che poi, è il caso di dirlo, si inabissò.
Un importante progetto, che era stato concepito anche per rivalutare le antiche fontane e gli abbeveratoi ed il “lavanaro” che subito dopo – una vera e propria bestemmia urbanistica  dettata dalla miopia e dalla poca lungimiranza di chi amministrava- venne asfalto e cementificato.
La Cipriano ha anche evidenziato (vedi articolo sotto pubblicato) che questo “ritrovamento” – la zona, un terreno privato, è quella del timpuni – diventa un ulteriore stimolo al progetto che sta attuando sulla rivalutazione e tutela dell’archivio storico locale. Un’autentico patrimonio collettivo – per quel che è rimasto – della vita non solo amministrativa del paese.
La struttura, su base esagonale, in pietra, è uno splendido manufatto ben conservato, e viene ricordata dai meno giovani come ancora attiva sino agli anni sessanta, e dove il mulo, quello di don Jacopo – bendato – faceva girare le grandi ruote, atte a tirar su l’acqua, per buona parte dell’anno.
da leggere
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Redazione Scomunicando.it

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