Cronaca

VOCI LIBERE – “Decreto Sicurezza: tra repressione del dissenso e poteri occulti. Fabio Granata lancia l’allarme”

Nel cuore di un’Italia ancora attraversata dai fantasmi delle stragi impunite dove lo Stato spesso era dietro di queste, il nuovo Decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei Ministri suscita fortissime polemiche. Tra le voci più nette e allarmate, spicca quella di Fabio Granata, storico esponente della destra legalitaria, che parla senza mezzi termini di una “deriva autoritaria”.

“Nel Decreto Sicurezza, oltre alle norme che inaspriscono le pene per ogni forma di manifestazione di protesta – si preparano alla repressione indiscriminata – si introducono novità devastanti sulla gestione dei Servizi segreti”, denuncia Granata.

Il provvedimento, di natura emergenziale, è entrato subito in vigore. Ma ciò che preoccupa l’ex parlamentare non è solo l’aspetto repressivo del dissenso, già di per sé gravissimo. A suo giudizio, ciò che rende questo decreto particolarmente pericoloso è la riforma delle attività dei servizi di intelligence.

La normalizzazione dell’illegalità

Granata accende i riflettori sull’articolo 31, originariamente pensato per imporre l’obbligo alle università e alle pubbliche amministrazioni di collaborare con i servizi segreti, anche fornendo informazioni riservate. Una norma poi stralciata, ma solo in parte: la collaborazione resterà facoltativa. Tuttavia, la parte più controversa è un’altra.

“È di inaudita gravità la previsione che consente agli agenti sotto copertura dei servizi segreti di guidare e dirigere direttamente associazioni terroristiche o eversive”, afferma Granata.
“Nel Paese delle stragi di Stato, dove la presenza dei servizi è sempre stata conclamata e devastante, si legittima oggi la loro copertura anche per il futuro. Siamo al Regime.”

Un’accusa pesante, che non si limita a una critica giuridica, ma affonda nella storia nera della Repubblica. Granata richiama alla memoria gli intrecci tra potere e apparati deviati, da Piazza Fontana a Via D’Amelio, e rilancia un messaggio politico forte: la destra vera non può essere complice del buio.

“Grazie Fabio, questa è la destra di Paolo, non quella che concede ai servizi la facoltà di delinquere e di uccidere”, commenta amaramente Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo assassinato nel 1992.

“Peggio dell’Ovra”: l’indignazione di Borsellino

Anche Borsellino denuncia un clima cupo e antidemocratico. “È un attentato ai principi della nostra Costituzione”, afferma, sottolineando come il decreto sia stato approvato senza un reale confronto parlamentare, con l’appello delle associazioni delle vittime ignorato da ogni istituzione.

“Mi vergogno di essere cittadino di uno Stato che legittima, per legge, i suoi servizi a delinquere e a uccidere”, dice.
E aggiunge: “Non ho prove, ma sono convinto che i servizi che oggi si rafforzano siano gli stessi che hanno partecipato alla preparazione delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.”

Un segnale inquietante per la giustizia

Anche nel mondo della magistratura non mancano voci critiche. Il giudice Rocco Maruotti parla di un messaggio denso di dubbi: “Si crea un problema che non esiste, e si pongono le basi per reprimere il dissenso”. Più moderato Cesare Parodi, che ne riconosce gli aspetti restrittivi e punitivi, prefigurando forti problemi interpretativi.

Il grido di Granata: “Serve una destra della legalità”

Fabio Granata non si limita alla denuncia. Il suo è un appello a una destra che non rinneghi i valori della legalità, della Costituzione e del rispetto dei diritti fondamentali. Una destra che sia, come quella per cui lottava Paolo Borsellino, opposta all’illegalità di Stato e al potere delle ombre.

Redazione Scomunicando.it

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