«La storia della lotta alla mafia è fatta anche di storie apparentemente minori che rischiano di sparire, di essere dimenticate, inghiottite dal tempo.
Eppure sono anch’esse importanti e vanno tutte ricordate. Così come va riscattata dall’oblio quella del giovane bracciante agricolo di nazionalitàalbanese Hiso Telaray che rifiutò di piegare il capo davanti all’arroganza mafiosa. E che il caporalato dei campi pugliesi per questo punì con la morte l’8 settembre del 1999». Lo scrive in una nota il deputato europeo dell’Idv e presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia, Sonia Alfano.
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