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ARCIGAY – Dal Papa cinica baldanza omofoba. Presto contestazione

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Le  parole del papa sull’omosessualità umiliano milioni di vite che quotidianamente fanno i conti, in tutto il mondo, con l’oltraggio della discriminazione.

Il papa, che ha definito l’omosessualità moralmente ingiusta  non si assume alcuna responsabilità etica e, tacendo colpevolmente sulle persecuzioni di cui le persone lgbt sono vittime in tutto il mondo, finisce per armare la mano dell’omofobo, offrendo una giustificazione a chi discrimina e resuscita l’odio verso il diverso, rendendosi corresponsabile di omicidi,  arresti e violenze.

Non a caso, il Vaticano si è fieramente opposto alla moratoria ONU sulla depenalizzazione dell’omosessualità in tutto il mondo mostrando il volto crudele di chi follemente di fronte all’uccisione di Stato di un omosessuale trova folle giustificazioni rimestando tra il sesso degli angeli e la “vera” natura umana.

Chiediamo che il capo dello Stato, e i rappresentanti delle istituzioni siano fermi nel ribadire che la centralità della riflessione dello Stato è il bene e l’esistenza delle persone senza distinzioni e che non sono ammissibili considerazioni da parte di nessuno che in alcun modo ne compromettano la sicurezza.

Chiediamo che la saggia voce della laicità si sollevi a difesa di milioni cittadini gay, lesbiche e transessuali privi di difese contro la cinica tracotanza omofoba del pontefice.

Quanto    al divieto di sacerdozio ai gay, sarebbe piuttosto più utile aprire un dibattito sull’eliminazione di ogni privilegio e dei fondi alla chiesa cattolica: una religione che discrimina ed esclude in base all’orientamento sessuale o identità di genere non può e non deve essere in alcun modo sostenuta con il denaro di tutti i cittadini.

Per parte nostra annunciamo, nell’immediato futuro, contestazioni dirette al papa. Abbiamo a lungo chiesto di poter dialogare e riflettere sulla necessità che il cuore di ogni ragionamento sia l’esistenza delle persone piuttosto che le dispute ideologiche, ma queste gerarchie offendono l’umanità e la natura delle persone e hanno perso di vista la centralità della condizione umana e il senso del bene.

 

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