“Chissàquante altre volte dovràancora morire don Peppino Diana prima che siano riconosciute il suo valore e la sua dignitàdi uomo che si è battuto per l’emancipazione sociale, culturale ed economica del suo popolo dal giogo perverso della camorra.
Come in tutti gli omicidi di mafia, all’uccisione fisica è seguita una campagna di discredito e diffamazione della figura di don Peppino. La camorra non ha perso tempo, alimentando sospetti falsi e calunniosi sulla sua vita privata. E’ nato da qui il grande depistaggio, come per Peppino Impastato, secondo cui don Diana avrebbe detenuto armi di alcuni clan camorristi. Don Diana è stato ucciso dai casalesi perché, con la sua importante e significativa azione pastorale, sottraeva uomini e risorse alla criminalitàorganizzata. Pecorella, con le sue dichiarazioni, riprende lo schema del depistaggio e lo rialimenta. Chissàquante altre volte risentiremo parole ambigue e meschine contro don Peppino. Sì, perché, mentre per il terrorismo il Paese era unito, contro la mafia il Paese è diviso. Le mafie, infatti, stanno dentro la società, la politica, le istituzioni e l’economia. Ecco che per alcuni è lecito gettare discredito e infangare la memoria di don Peppino. Don Diana è vivo in mezzo a noi con le sue idee e con il suo esempio, che rimane forte e puro per tutto coloro che vogliono liberarsi dal condizionamento mafioso e vivere secondo libertà, giustizia e legalità“. Lo scrive in una nota, pubblicata sul suo blog, il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare Antimafia.