“Per ogni vittima di mafia è previsto un lungo e complesso iter giudiziario, se tutto va bene, perchè per alcune non partono nemmeno i processi.
Quello di Michele Ciminnisi e Vincenzo Romano si conclude in primo grado, oggi, con gli ergastoli ai boss mafiosi Riina e Provenzano e con l’assoluzione con formula dubitativa di Pippò Calò. Le famiglie Ciminnisi e Romano aspettavano questo momento di giustizia dal lontano giorno dell’attentato: era il 1981.
Una vita passata nelle aule di tribunale, come tutti noi. Una vita passata a dover specificare la differenza tra le vittime innocenti e i carnefici. Rinnovo quindi la vicinanza e l’affetto di tutta l’Associazione ai familiari di Michele Ciminnisi e di Vincenzo Romano”.
Lo ha detto Sonia Alfano, Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, in riferimento alla sentenza definitiva emessa oggi, a distanza di trent’anni, nei confronti dei due superboss. Michele Ciminnisi e Vincenzo Romano furono vittime di un errore dei killer, che volevano uccidere il boss Calogero Pizzuto. Il figlio di Michele Ciminnisi, Giuseppe, è vicepresidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia.
“Sono storie che nessuno conosce, ma che hanno provocato tanto dolore e per le quali si è dovuta spendere tantissima energia. Giungere ad una verità processuale è stato un vero e proprio calvario” sottolinea Alfano.
“E’ importante che la gente conosca queste vicende, deve essere chiaro a tutti che la mafia non bisogna necessariamente ‘stuzzicarla’: di mafia si muore anche ‘per caso’” conclude Sonia Alfano.
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