Sono parole importanti quelle di Nicola Barbalace, presidente della Commissione consiliare Ponte e notoriamente a favore della realizzazione dell’opera, pronunciate ieri, nel corso dell’incontro con la Rete No Ponte. – Comunità dello Stretto. E siccome la decisione finale spetterà comunque al sindaco Buzzanca, Barbalace ha precisato: “Diremo al primo cittadino che in queste condizioni non si può firmare, a prescindere da tutto”.
Ma la Rete No Ponte insiste nel dire “non firmate quell’accordo”. E così, finalmente, un gruppo di no-pontisti è stato ricevuto dal Presidente del Consiglio comunale Pippo Previti e dal Presidente della Commissione consiliare Ponte, Nicola Barbalace. Per conto dell’Amministrazione ha partecipato all’incontro anche Bruno Cilento, capogruppo UDC in Consiglio comunale.
Sullo sfondo, ovviamente, ci sono le ultime drastiche “correzioni” al precedente accordo, che consistono nella quasi cancellazione del contingente di opere “connesse e compensative” alla grande opera, delle quali avrebbe dovuto avvalersi la città di Messina. Gino Sturniolo, Renato Accorinti, Antonio Mazzeo, Massimo Camarata, ed altri esponenti della “Rete”, hanno così avuto modo di esporre chiaramente il loro punto di vista, in linea con il documento redatto appositamente, e consegnato a Previti e Barbalace, sintetizzabile in un chiaro avvertimento: “Non firmate quell’accordo, fermate il progetto del Ponte”, esponendo i tanti “perché” di tutto ciò.
Ma soprattutto, i motivi del “NO”, in questo momento, a prescindere se si è favorevoli o meno al Ponte, vertono sul fallimento di tutte le promesse legate alle opere “connesse e compensative”: “Dobbiamo avere l’onesta e la serietà di spendere ancora un centesimo solo se è giusto e onesto fare quell’opera”, dice Renato Accorinti, per il quale non si deve assolutamente “aprire questo cantiere con dubbi economici e di ogni genere e con la certezza del tetto del 2 per cento sulle opere connesse, dopo che l’Amministrazione ha sbandierato in modo straordinario tutto ciò, vendendosi questa bella carta come opportunità per il cambiamento della città”.
Ma Pippo Previti sembra rassicurare tutti ponendo una domanda con il tono di chi sa già la risposta in modo scontato: ”Pensate che si possano iniziare i lavori del Ponte senza l’accordo a prescindere dalla firma sulle opere compensative, o senza la copertura finanziaria? In ogni caso – aggiunge poi Previti – andremo a Roma per perorare la difesa del territorio”.
Questo pone ancora di più il problema della democrazia – prosegue Sturniolo – ed è per questo che noi oggi diciamo ai comuni di farsi portatori della difesa del loro territorio e non accettare supinamente questi diktat che vengono dall’alto. Noi sulla difesa del territorio cerchiamo alleanze e non abbiamo chiusure pregiudiziali nei confronti di nessuno”.
Nicola Barbalace, nel suo intervento, ha toccato vari punti sensibili, partendo dal suo personale giudizio sull’opera: “Io sono favorevole al Ponte nella misura in cui serva all’intero mezzogiorno e non solo a Messina, altrimenti non avrebbe senso. Un’opera per me non è una cosa politica – prosegue Barbalace – è un errore schierarsi contro, così come lo è schierarsi a favore”. E le risposte dei no-pontisti, ovviamente, non si sono fatte attendere, prendendo ad esempio varie, epocali, carenze infrastrutturali, stradali e ferroviarie, che rendono, di fatto, inutile la realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto.
E’ stato interessante, poi, conoscere il grado di sufficienza sulla questione aperta con le ferrovie: “RFI è venuta a dirci che stanno immaginando lo studio di fattibilità sulla nuova stazione prevista a Gazzi. Non ci sono, quindi, certezze né sui tempi, né sui finanziamenti, e non è avviato neanche il progetto preliminare. Ci sono ritardi gravi su una cosa di fondamentale importanza, tenendo conto che la messa in esercizio del Ponte è prevista per il 2019”. E quella che riguarda i rapporti dell’Amministrazione con la “Stretto di Messina”: “Dal 27 gennaio 2010, quando abbiamo approvato la delibera sulle opere connesse, non abbiamo avuto più notizie del lavoro fatto su Messina. Non c’è stata trasparenza”.
Ed è per questo che, rassicura il presidente della Commissione, “noi andremo a chiedere loro conto in nome della città e diremo al sindaco che in queste condizioni l’Accordo non si può firmare”.
Ma proprio riguardo eventuali “condizioni” che in un modo o nell’altro potrebbero dare garanzie ai politici messinesi, Gino Sturniolo si concede una replica, disilludendo chi ancora, nonostante tutto, ci crede: “State puntando su un cavallo morto, questa storia è finita perché in questo momento ci sono già in azione i pensatori dei nuovi meccanismi di finanziamento delle infrastrutture che hanno escluso le opere compensative, le quali non si faranno mai più”.
Inoltre, il tanto discusso accordo, in quanto tale, implica la perfetta conoscenza dell’intero progetto, poiché le conseguenze sulla città non possono sicuramente limitarsi a tempi, finanziamenti, opere connesse e quant’altro. Ed è così che l’aspetto “trasparenza” prende nuovamente quota quando Antonio Mazzeo pone agli amministratori presenti la più semplice delle domande: “Nel progetto definitivo che previsione c’è sulla movimentazione degli inerti? Lo chiedo perché questo è un elemento critico…”. La risposta di Previti: “E’ una domanda che abbiamo posto a Ciucci”.
Ed allora Mazzeo, che desiderava risposte e non conoscere altre domande, ne fa un’altra, stavolta in astratto, sapendo che neanche stavolta avrebbe ricevuta alcuna risposta: ”Ma come si può, così, firmare un accordo?”
A questo punto è auspicabile che la risposta la sappia il sindaco, che quell’atto da firmare, o da respingere al mittente, tra non molto, se lo troverà davanti. E sarà come una cambiale in bianco, un irresponsabile azzardo sul destino di una città e delle sue generazioni future.
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