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PdCI – Digitale terrestre. E’ legale?

Determina una discriminazione fra utenti che hanno pagato lo stesso canone. È facile intuire che la normativa che regola questa situazione è per lo meno incostituzionale e, forse, puzza anche un pò di truffa.

“La passione – tutta berlusconiana – di coniugare l’utile ed il dilettevole, ha innescato fin dal 2003 una transizione al digitale terrestre “all’italiana”, e cioè realizzata in termini di utilità per le emittenti che trasmettono programmi interattivi, oltre che per i produttori di decoder e di televisori aggiornati, e di danno per l’erario: questo infatti, dopo aver contribuito ad una più rapida diffusione del sistema con contributi agli acquirenti degli primi apparecchi, reitera oggi l’operazione, ma limitandola agli apparecchi più costosi. Quelli, per intenderci, che consentono di comprare anche i servizi pay-per-vew di Mediaset… C’è una certa fretta insomma di passare al nuovo sistema di trasmissione, e quindi il governo Berlusconi mette le mani intasca agli italiani anche in tempi di crisi …
Ma fin qui niente di nuovo: agli italiani sembra piacere di essere governati con sistemi borbonici (festa, farina e forca) e sembrano contenti di spendere per vedere meglio la loro spazzatura televisiva preferita.
Ma il guaio è che ci va di mezzo anche chi, utilizzando la tv con l’intelligenza che le si addice, dopo aver commesso l’errore di pagare il canone – incrementato per pagare le spese di realizzazione del digitale terrestre,  in sigla DTT  – non ha voglia di spendere altri soldi per ricevere il nuovo segnale.
Da oggi gli utenti di Roma, e tra poco quelli di molte regioni d’Italia,  privi di decoder non vedranno più il secondo canale RAI.  Anche se hanno pagato il canone (maggiorato, come si è detto) per vederne tre. Questa situazione si è già verificata in Sardegna ad ottobre scorso.
In un paese civile si troverebbero due soluzioni: continuare le trasmissioni in analogico almeno fino alla fine dell’anno per legittimare la riscossione del canone pieno o ridurre il canone a chi non abbia il decoder. In Italia no.
Eppure sull’abolizione del canone Rai sono state impostate molte propagande, sia aziendali che politico-elettorali, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: il canone c’è ancora, maggiorato e, per giunta, senza qualche canale televisivo.
Tutti i mass media aiutano a trovare soluzioni per i numerosi problemi che il cambiamento comporta, ma nessuno si è posto questo problema.
Qualche associazione di consumatori, nonostante alcuni utenti abbiano fatto esplicitamente riferimento al canone pagato inutilmente, non sembra accorgersi dell’ingiustizia. Infatti si determina una discriminazione fra utenti che hanno pagato lo stesso canone: chi ha la sfortuna (?) di non essere ancora in una zona transitata al DTT vede tutti e tre i canali; i pochi fortunati, per ora solamente del Lazio, se privi di decoder,  avranno un servizio limitato pur avendo pagato lo stesso canone. È facile intuire che la normativa che regola questa situazione è per lo meno incostituzionale e, forse, puzza anche un pò di truffa.
Ci sarà un “giudice a Berlino…”?
La federazione provinciale Pdci Messina

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