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PONTE SULLO STRETTO – L’analisi politica di Franco Tiano che dice la sua

C’è un fenomeno che merita di essere studiato con maggiore attenzione: il modo in cui la sinistra siciliana, e in particolare il Partito Democratico, si rapporta alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.  L’analisi di Franco Tiano

… Non si tratta solo di un’opera ingegneristica, ma di un vero e proprio spartiacque culturale e politico che mette in evidenza profonde differenze tra le varie anime del centrosinistra sull’isola. A Messina, ad esempio, l’opposizione al Ponte è quasi totale. I motivi sono molteplici, ma si possono distinguere due orientamenti principali. Da un lato ci sono le forze ambientaliste, come i Verdi, che rifiutano l’opera per ragioni ideologiche e di coerenza con il proprio modello di sviluppo: difesa del territorio, risanamento urbano, rispetto della natura, anche nella sua forma più brada. Per loro il Ponte rappresenta un’invasione, una ferita profonda a un ecosistema fragile. Dall’altro lato, ci sono i dirigenti e militanti del PD messinese, che sembrano muoversi più per ragioni politiche e strategiche che per una reale analisi dell’opera. La sensazione, netta, è che il loro “no” dipenda principalmente dal fatto che l’iniziativa provenga da un fronte politico avverso. Se la regia dell’opera fosse nelle mani “giuste”, probabilmente la narrazione cambierebbe: stessi cantieri, stessi progetti, ma un’altra retorica. Il Ponte, in quel caso, diventerebbe simbolo di progresso e di riscatto per il Sud.
A Catania, invece, il dibattito assume toni molto più pragmatici. Qui, anche una parte significativa del centrosinistra guarda al Ponte come a un’opportunità. La riduzione dei costi di trasporto, dei tempi di spostamento e delle inefficienze logistiche viene letta come leva economica. L’infrastruttura è vista come un volano di sviluppo che può favorire imprese, commercio e occupazione. A Palermo, la questione è più sfaccettata. L’opinione pubblica si divide tra chi sottolinea il valore economico del collegamento stabile con la Calabria e chi, invece, ne coglie soprattutto il potenziale simbolico. Una grande opera, per molti palermitani, rappresenta un motivo d’orgoglio, un’occasione per collocare la Sicilia al centro dell’attenzione nazionale e internazionale, migliorando la sua attrattiva  culturale, turistica e la sua competitività. Non mancano, naturalmente, le critiche trasversali. C’è chi sostiene, dentro e fuori i partiti, che le priorità dovrebbero essere altre: strade moderne, ferrovie veloci, acquedotti funzionanti. Tutto giusto, ma anche fuorviante. Le risorse stanziate per il Ponte rientrano in un quadro normativo e progettuale ben definito. Se l’opera non dovesse andare in porto, quei fondi non sarebbero comunque destinati a migliorare la viabilità interna o a garantire l’acqua nei rubinetti siciliani. Semplicemente, verrebbero assegnati ad altri territori. È proprio per questo che i siciliani, al di là delle opinioni ideologiche, dovrebbero esercitare una pressione politica forte e unitaria: per ottenere il Ponte, ma anche, e soprattutto, per pretendere tutte le infrastrutture complementari e necessarie al suo pieno funzionamento. Solo così l’opera potrà essere davvero sostenibile e generare ricadute durature sul territorio. Intanto, un effetto positivo è già sotto gli occhi di tutti: l’attenzione mediatica sullo Stretto ha generato un nuovo interesse turistico per Messina. Negli ultimi anni, sempre più visitatori, anche stranieri, hanno scelto di esplorare questo territorio, attratti da un luogo che torna a far parlare di sé. Ecco perché oggi più che mai serve una classe dirigente all’altezza. Una politica capace di visione, di concretezza, di scelte coraggiose. Se Messina saprà cogliere questa occasione, potrà diventare un punto di riferimento nel Mediterraneo, offrendo ai cittadini e alle nuove generazioni un futuro più dignitoso e prospero.
Franco Tiano
Operatore Turistico

Redazione Scomunicando.it

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