Spulciando le pagine della Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, emerge tristemente l’assenza di un sistema democratico di governo della cosa pubblica, settimanalmente assistiamo ad un sistema di “governante” che si fonda sulla prassi del commissariamento degli Enti di sottogoverno siciliani.
Un’occupazione sistematica e pretestuosa delle sedi decisionali, preposte al progresso, allo sviluppo e al miglioramento delle future condizioni economiche e sociali della nostra Regione.
Ultima, in ordine di tempo, e significativa dimostrazione di una palese inadempienza nella conduzione del bene collettivo è ravvisabile nell’aberrante e ridicola fattispecie riconducibile all’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina, un Ente espropriato del proprio organo amministrativo da trenta mesi, ed oggetto di una logorante querelle politica, a causa della quale si sta generando un clima che si nutre di una progressiva disaffezione e sfiducia del cittadino nei confronti delle istituzioni e degli organi rappresentativi, sempre più considerati distanti e permeati da logiche di potere che coinvolgono una classe dirigente bramosa di perseguire i propri interessi particolaristici e corporativistici.
Lo stesso divario che separa il cittadino dalla politica, si ravvisa nell’abisso che intercorre tra Democrazia e organo monocratico, vale a dire tra Consiglio di Amministrazione e Commissario Straordinario, in considerazione della circostanza che il CdA è un organo che, per sua stessa intrinseca natura, racchiude in sé la forma democratica della dialettica politica, necessaria, anzi indispensabile, nelle dinamiche che caratterizzano la conduzione della “res publica”, mentre il Commissario Straordinario assume, unilateralmente, decisioni monocratiche nel silenzio e in assenza di qualsiasi tipo di dibattito, di confronto, o di contraddittorio.
Rileviamo con stupore le dichiarazioni, ricorrenti e reiterate nel tempo, del Commissario Straordinario dello IACP di Messina, autorevole figura che rinunciando alla sua veste di Avvocato al fine di difendere la sua posizione politica, si scandalizza per «l’evidente contraddizione tra chi vuole conseguire un risparmio di spesa pubblica e di poltrone retribuite massimo (cinque in ossequio alla legge richiamata) e chi vuole ancora persistere per insediare organismi elefantiaci e dispendiosi (dieci componenti del CdA dell’IACP di Messina ed in totale oltre cento in tutta la Sicilia) in un momento di crisi perdurante che imporrebbe, invece, sobrietà e risparmio» e non per l’assenza della democrazia.
In questi giorni, diversi interrogativi stanno sconvolgendo le sensibilità e le coscienze della Comunità Internazionale che sta avviando profonde riflessioni, non solo circa il futuro della forma di Governo democratica nei paesi del Medio-Oriente, ma anche sul labile confine tra dittatura e democrazia, si impone quindi l’esigenza di riportare l’attenzione su considerazioni ad ampio spettro che conducono all’osservazione che un Commissario Straordinario dovrebbe essere la figura che regge un Ente durante l’assenza del suo organo, assenza che però non può essere la conseguenza di rivalse politiche o dell’inosservanza della legge.
Stupisce che un Commissario Straordinario si costituisca in giudizio per difendere il proprio status, o meglio la propria poltrona, e che in odore di fine mandato si premuri a procedere ad una serie di nomine dalla lampante connotazione politica (palesemente evidente dalla lettura della Delibera n. 50/2010) e dalla durata quinquennale, nomine ben retribuite effettuate in questi giorni (Nucleo di Valutazione) o previste nell’immediato futuro (Collegio di Difesa) che creano sconcerto e indignazione, per utilizzare le sue parole «in un momento di crisi perdurante che imporrebbe, invece, sobrietà e risparmio».
Ritornando alla riflessione sulla natura della democrazia, ovvero sul “governo del popolo”, l’unico interrogativo meritevole di attenzione, potrebbe così essere formulato: perché in Italia c’è un Consiglio dei Ministri, perché c’è un Parlamento, e in Sicilia perché c’é una Giunta Regionale ed un’Assemblea Regionale?
Semplice! Perché l’Italia è un Paese che crede nella democrazia e nella composizione delle diverse istanze che provengono dalla società civile, altrimenti le decisioni verrebbero assunte in assenza di un contradditorio, in maniera individuale, unilaterale e unidirezionale.
L’UGL, nel rispetto della propria figura di sindacato, si sente eticamente obbligata nei confronti dei propri iscritti di sollevare una questione morale sullo IACP di Messina, soprattutto a seguito della ormai lapalissiana constatazione che, a causa della volontà di difendere un’occupazione politica, si minaccia e si fa intravedere la strada di una riforma che continuerebbe a commissariare un Ente e la sua azione a tempo indeterminato, così come la nomina dell’attuale Commissario, fino alla ricostituzione del CdA.
La funzione per antonomasia di un CdA, è quella di programmare la propria azione, restando in carica per un periodo determinato, affinché nell’arco temporale prestabilito si possano implementare gli interventi stabiliti e concretizzare gli obiettivi prefissati. Quali sono invece i compiti, le prerogative e lo scopo di un Commissario? Si riducono e si riassumono nelle nomine monocraticamente decise in questi giorni? E’ questa la democrazia?
In conclusione, il dubbio è l’anima della speculazione, non vogliamo cristallizzare certezze ma solo porre dei quesiti: “Cosa succederebbe all’Ente ed ai suoi dipendenti in caso di trasformazione in Agenzia e quando dovrebbe accadere questa conversione? Ed in assenza di una norma giuridica che contempla questa trasformazione che cosa succede? Un’ipotesi di decreto legislativo supera una normativa vigente?”.
f.to IL SEGRETARIO PROVINCIALE (Salvatore Mercadante)
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