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Vajasindi Nawàri – …semplicemente da assaggiare

Jack, interpretato magistralmente da Paul Giamatti, profondo conoscitore e amante dei buoni vini, viaggia in California visitando cantine ed assaggiando vini.

Chiacchierando con una sua amica, anch’essa appassionata, si esprime così: “Amo tanto il Pinot noir perchè è un’uva ardua da coltivare, ha la buccia sottile, è sensibile, matura presto, non è una forza come il cabernet che riesce a crescere dovunque e fiorisce anche quando è trascurato. Al Pinot nero servono cure ed attenzioni, cresce solo in certi piccolissimi angoli nascosti nel mondo e solo il più paziente ed amorevole dei coltivatori può farcela; solo chi comprende realmente il suo potenziale sa farlo rendere al massimo della sua espressione. I suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi.”

Dopo queste bellissime parole non ci rimane che stare in silenzio e poi passare direttamente al Nawàri, IGP 2009, che in arabo significa zingaro in considerazione che il Pinot noir nell’isola è come uno zingaro in terra straniera. Duca di Salaparuta di Casteldaccia è una delle più antiche cantine siciliane, addirittura dal 1824, già famosa quando le cantine isolane note si potevano contare sulle dita di una mano. Dopo una parentesi di proprietà della Regione Siciliana fu acquistata nel 2001 dall’ ILVA di Saronno, quella del popolare Amaretto. Oggi il gruppo Duca comprende tre marchi: Corvo, Duca di Salaparuta e Florio, altra storica cantina; possiede 104 ha di proprietà ma gestisce ben 2.300 ettari di vigneti con una produzione di circa 10 milioni di bottiglie più 3 milioni con la Florio.

Sull’Etna, nella zona più vocata del vulcano, possiede 9 ha in comune di Castiglione di Sicilia nel podere Vajasindi che da il nome alla linea. Siamo a 700 m sul versante nord appena aperto ad oriente, quello più fresco dove in inverno la neve vi dorme e il Pinot , oltre naturalmente al Nerello mascalese, ha trovato le condizioni meteorologiche e pedologiche per riuscire bene . La conduzione agricola guidata da Francesco Pizzo prevede trattamenti solo in caso di assoluta necessità, basse produzioni in vigneto allevato a contro-spalliera, vendemmia a mano a completa maturazione, in genere alla fine di settembre.  In cantina una macerazione di otto giorni a 28° in acciaio dove svolge anche la malolattica con affinamento di 12 mesi in barriques non nuove e in bottiglia per altri 6.

Nel calice colore rubino con trasparenze. Al naso si avvertono già a bicchiere  fermo eleganti note di frutti rossi che vanno sprigionandosi all’aumentare dell’ossigeno. Comincia a prevalere l’amarena su un sottofondo speziato e leggermente erbaceo. Perfettamente franco e buona intensità. Al gusto arrivano i tannini dolci ma evidenti, i frutti rossi impregnano la gola e su un impalpabile velo di amaro spicca la sua acidità che diventa il parametro più evidente. Buono il corpo con una consistenza polposa e un finale abbastanza lungo. Non eccessivamente alcolico con i suoi 13°.

La sua acidità permette un ampio range di abbinamenti, anche insoliti, che che possono andare dai pesci all’acqua pazza, agli ortaggi stufati e spezie orientali, ad un provolone stagionato e grigliato.

A 26 euro avete a disposizione 3.000 bottiglie.

Duca di Salaparuta s.p.a.
Via Nazionale SS 113  Casteldaccia (Pa)
tel. 091 945201 www.duca.it

Recensioni di Giovanni Paternò

fonte:http://www.cronachedigusto.it/

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