18 ANNI FA – Ricordo di Craxi
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18 ANNI FA – Ricordo di Craxi

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Al museo del Bardo il commosso omaggio a vittime attentato 2015. Iniziano così le cerimonie per ricordare Bettino Craxi, morto esule per tanti, latitante per altri ad Hammamet, in Tunisia  E Sesto San Giovanni intitola una via a Bettino Craxi. La figlia: “Milano segua l’esempio”. Il sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia: “Fu un grande leader”. Stefania: “Gesto che contribuisce a rimettere la storia a posto”. Il primo cittadino annuncia anche l’intenzione di dedicare un giardino a Miglio.

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Nel 2010 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiarò che “la figura di Craxi non può venir sacrificata al solo discorso sulle sue responsabilità sanzionate per via giudiziaria”.
Craxi va considerato come figura di leader politico e di uomo di governo impegnato nella guida dell’esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.
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Il 19 gennaio del 2000 moriva esule in Tunisia.
Lo hanno fatto passare per un brigante,ma era uno statista.  Fu abbattuto da Mani Pulite:era rimasto l’unico a difendere l’autonomia della politica.  Da allora la politica ha perso autonomia.
 Il 19 gennaio 2018 ricorre il diciottesimo anniversario della morte di BettinoCraxi. Per ricordarne la memoria riportiamo di seguito due articoli di due giornalisti “anticraxiani” (così si definiscono) di diversa e opposta collocazione politica,
Piero Sansonetti, notoriamente di sinistra, e Gian Micalessin.
Sansonetti è stato, tra l’altro, condirettore e caporedattore del quotidiano comunista L’Unità, direttore dei quotidiani Liberazione e Gli Altri; attualmente dirige Il Dubbio.
Gian Micalessin scrive invece sul quotidiano di centro-destra Il Giornale.
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L’articolo di Sansonetti è stato pubblicato su Il Dubbio del 19 gennaio 2017, quello di Micalessin su Il Giornale del 18 dicembre 2017.
   
Entrambi danno, da opposti punti di vista, una valutazione critica, ma serena dell’operato del leader socialista, la cui statura politica col passare degli anni si staglia sempre più nitida in tutta la sua rilevanza e grandezza, specie in presenza del fallimento della classe politica della cosiddetta seconda repubblica, mai nata e sempre in fieri,una classe politica, che, nel complesso, si è rivelata improvvisata, raffazzonata e mediocre, rissosa e inconcludente e che, forse anche per questo, ha decretatola demonizzazione di un leader «al cui cospetto – come scrive Micaless in – molti premier e politici dell’ultima triste stagione appaiono come fuggevoli e grigie meteore» e la cancellazione della storia socialista italiana, come è avvenuto di recente in occasione delle celebrazioni del settantesimo della promulgazione della Costituzione italiana: è stato spudoratamente e fraudolentemente ignorato il contributo dei socialisti alla sua elaborazione, un contributo «ben più visibile e corposo» rispetto a quello degli altri partiti.
Un solo esempio: l’articolo 3, «il più importante di tutta la Costituzione» secondo Piero Calamandrei, porta la firma dei socialisti Lelio Basso e Lina Merlin.
21 Gennaio 2018

Autore:

redazione


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